Regia di Domee Shi vedi scheda film
Probabilmente bisogna rassegnarsi. Quasi sicuramente perle quali Soul si configureranno in futuro come sempre più infrequenti eccezioni alla regola della "disneyzzazione" forzata della Pixar che – oramai dai tempi di Ribelle - The Brave – non sperimenta, non si lancia, non "osa" più come in passato. Sono lontanissimi, insomma, gli Up e i Wall-E.
E quest’ennesimo filmettino presto dimenticabile (e quasi sicuramente presto dimenticato) arriva sulla scia degli altrettanto poco impattanti Luca e Onward; dimostrandosi poco più che un "prodottino" per famiglie della Disney sotto “mentite spoglie”. Le due case di produzione si distinguono sempre meno. E Red – perlomeno fino alla prima comparsa del panda rosso – stanca, a causa della sua difficoltà a trovare un centro narrativo, della sua difficoltà a suscitare interesse per le vicende della protagonista e delle sue amiche, caratterizzate in modo estremamente scontato.
Finalmente si risolleva con l'apparizione del panda, personaggio che, da solo, fa sì che il film si meriti la sufficienza: in ragione del character design semplicemente perfetto. Difatti, appena lo si vede a stento si riesce a trattenere un sorrisetto se non proprio una risata. E va a finire che inevitabilmente ci si volge con la memoria verso un altro “gigante peloso” dell’animazione, ovvero Totoro (e difatti la stessa regista ha avuto modo di dichiarare quanto segue: "my secret goal in the beginning was to create our own version of Totoro. How do we create this iconic grabbable giant animal that you just want to rub your face in?”).
Pur essendo consci di dover tener ben ferma una piccola, marginalissima, postilla: che Il mio vicino Totoro è un capolavoro e che – in quanto ad emozione e profondità – questo film gli fa un baffo.
E non per niente, lasciando da parte l’idea azzeccatissima del "protagonista", Red per il resto arranca e arriva alla conclusione col fiato corto, mozzato. Andrà forse bene per i piccolissimi ma già agli occhi dei maggiori di 10-12 anni in linea di massima è probabile risulterà ben poco interessante.
Visto che la trama è davvero esilissima; i personaggi non molto convincenti; le animazioni sempre di buona qualità ma – esattamente come nel caso di Onward – mai particolarmente inventive o impressionanti: anzi, si fa fatica a dire di una sola sequenza veramente indimenticabile, fosse anche “soltanto” dal punto di vista visivo.
Poi, di nuovo, manca la brillantezza, la “freschezza”, l’originalità, la voglia di sperimentare dei tempi d’oro dello studios, che pare essersi adagiato piuttosto su di una confortevole routine fatta di sequel-prequel e in generale di film "d'ordinaria amministrazione", in deficit di coraggio. E quest’opera, per l’appunto, si dimostra una delle più “eteree” prodotte dalla Pixar e manca di emozionare, di coinvolgere davvero, anche se tenta disperatamente e ripetutamente di farlo.
Alcune scene sono a forte rischio di patetismo, alla lunga irritante anche in un film “per bambini”, in quanto l'autentico sentimento è sostituito dal sentimentalismo zuccheroso disneyano, sino ad arrivare al punto in cui si è portati pensare che - con una decina di canzoncine inascoltabili a corollario - Red sarebbe completamente indistinguibile da un Encanto o, peggio ancora, da un Frozen qualsiasi.
Ed è davvero un peccato, un peccato che la Pixar abbia preso questa brutta china, si sia trasformata in una Disney 2.0. Proprio la Pixar, tra tutte - quella capace di regalare alcuni dei migliori film d’animazione degli ultimi tre decenni - si è ridotta definitivamente a succursale di una casa di produzione che invece ha mostrato platealmente e a più riprese di essere in crisi di idee da almeno 25 anni.
A questo punto... continuiamo a sperarci lo stesso, a sperare dunque che la Pixar - nonostante alcuni incidenti di percorso - abbia ancora qualcosa da dire, in vista anche del prossimo venturo Lightyear? Beh, come si dice la speranza è sempre l’ultima a morire...
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