Regia di Rafael Moreno Alba vedi scheda film
Melodramma spagnolo, realizzato nel 1971, con velato senso di critica al regime franchista e in difesa della sfortunata categoria definita "insana di mente". Il film, scritto e girato in maniera terribile, è stato rilasciato a livello internazionale sotto falsa veste di horror. In Italia, invece, proposto impropriamente come W.I.P.
Reclusa in un manicomio, Tania (Analía Gadé) viene costantemente monitorata dal dott. Alba (Espartaco Santoni), un medico paziente e premuroso, che tenta di curare il suo stato patologico nonostante la donna sembri via via peggiorare. Tania soffre di violente crisi, che la spingono a comportarsi in maniera sempre più irrazionale. Forse la sua drammatica condizione è legata in qualche modo all'infausto destino della madre, deceduta durante un esorcismo.
"Non vedo quale sia lo scopo di vivere, visto che dovremo morire tutti." (Ottimistica osservazione, espressa da un simpatico collega del dott. Alba)
Snervante melodramma spagnolo, realizzato nel 1971 con finalità - apprezzabili, per carità - di critica al regime franchista (1939 - 1975), purtroppo però scritto e diretto malamente da Rafael Moreno Alba (1942 - 2000) e coprodotto da Espartaco Santoni, anche interprete nel ruolo principale del professore progressista e ribelle. Interessanti comunque gli psichedelici titoli di testa, che si aprono con sottofondo di una litanìa religiosa (espressa a mantra dell'Ave Maria e pro nobis), mirati a mettere sin dall'inizio in rilievo gli obiettivi polemici dell'autore, tra i quali anche i rappresentanti della religione, a suo modo da sempre complici del potere politico per assicurarsi privilegi e status quo. Trascorsi i primi minuti, Moreno Alba si adagia subito sul tragico e affonda nello squallido, mettendo in risalto la sgraziata condizione dei manicomi (in questo caso di tipo femminile) e degli sventurati ospiti costretti a subire trattamenti disumani (camicia di forza, docce gelate e maltrattamenti di vario tipo, compresi un regime alimentare pessimo, nonché sporcizia e clima avverso - caldo e freddo - degli ambienti).
Non c'è dubbio che le intenzioni che muovono la mano in regia, ossia la presa di posizione a favore degli emarginati (spesso più che veri pazzi, soltanto poveri e plebei), siano assolutamente da lodare. Ma per lo spettatore, posto di fronte ad un'opera così monocorde e priva di risvolti interessanti (compreso un deludente finale), subìre un lungometraggio così squallido (non traggano in inganno un paio di riconoscimenti conseguiti in patria) equivale a passare a sua volta oltre novanta minuti sotto tortura. Le recitazioni sono decorose, in particolare risaltano la Gadé e lo stesso Santoni, mentre la fotografia non aiuta a rendere più apprezzabili le mediocri e misere scenografie. Anche il testo, con dialoghi scritti senza particolare cura, non contribuisce certo a rendere di maggior apprezzamento la visione.
Più interessante del prodotto in sé, appare la storia che ruota attorno a questa pellicola diventata fantasma (per quanto scomparsa dalla circolazione) in Italia. Girato come Las melancólicas, titolo pertinente al reale genere di appartenenza (il dramma), il film non trova adeguato riscontro al botteghino. Dopo il clamoroso successo de L'esorcista (William Friedkin, 1973) e in forza di cinque minuti finali con lieve parvenza (quasi subliminale) di rituale religioso scaccia-diavolo, la pellicola viene rispolverata per essere distribuita a livello mondiale a distanza di anni (1981), spacciata come horror. In Francia esce quindi come La fille de l'exorciste, mentre in America e in Inghilterra viene presentato con il titolo di Exorcism's daughter. Per l'edizione italiana invece i distributori sfruttano il momentaneo successo dei WIP (Women In Prison): inutile dire che di penitenziari qui non si tratta affatto, tantomeno di reati sessuali; Aberrazioni sessuali in un penitenziario femminile non ha assolutamente nulla da spartire con quella manciata di pellicole, in particolare con l'opera sexploitation di Jesùs Franco, alla quale il titolo rimanda in un caso persino per assonanza, quasi al limite dell'anagramma (Penitenziario femminile per reati sessuali, 1976). La versione italiana di Las melancólicas è letteralmente sparita dalla circolazione, non essendo mai stata proposta in home video e, parrebbe, nemmeno trasmessa in TV. Il ché, spiace dirlo date le sincere intenzioni di Moreno Alba, non è affatto un male ...
"Un malato di mente entra nel manicomio come ‘persona’ per diventare una ‘cosa’. Il malato, prima di tutto, è una ‘persona’ e come tale deve essere considerata e curata (…) Noi siamo qui per dimenticare di essere psichiatri e per ricordare di essere persone." (Franco Basaglia)
F.P. 15/05/2021 - Versione visionata in lingua inglese (durata: 95'54")
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