Regia di Bob Rafelson vedi scheda film
Chi si rivede, Philip Marlowe. Il detective nato dalla penna di Raymond Chandler è un po’ invecchiato, ha addirittura una moglie e sembra quasi preferire ai delitti i casi semplici, quelli dei mariti adulteri e delle donnine tutto pepe da spiare. Ma l’istinto della strada è rimasto intatto, nonostante gli anni. Sfavillante produzione Hbo (la cable-tv americana) diretta da un veterano come Bob Rafelson e interpretata da James Caan. Gli ingredienti ci sono, la ricetta è assemblata con sapienza dallo sceneggiatore Tom Stoppard, che ha adattato un racconto dello scrittore noir completato dopo la sua morte dal collega Robert Parker. “Poodle Springs” ha il sapore corposo del vino d’annata, impreziosito dalla recitazione trattenuta del vecchio Caan. Un Marlowe con i fiocchi, incastrato in una storia complicata come quella di “Il grande sonno” ma rivoltata alla luce del sole. Il sole della California e del Nevada, stato dove il suocero dell’investigatore ha costruito una specie di Eden, appunto la città di Poodle Springs, che potrebbe diventare in futuro come la Seaheaven di “The Truman show”. Marlowe indaga. Uccidono un collega e lui segue una pista che crede sicura. Ma come al solito i personaggi non sono mai quello che sembrano, le figure nell’ombra si fanno avanti minacciose e dietro le quinte c’è sempre qualcuno di insospettabile che muove le fila della storia. Dark lady come da copione, vecchie browning a ripetizione, cadillac dal passo indolente, whisky e sigarette che sono ormai la benzina esistenziale del solo Marlowe. Il suo crepuscolo è raccontato da Rafelson nell’anno buio della storia americana, il 1963. Precisamente a novembre, alla vigilia del viaggio a Dallas di John Fitzgerald Kennedy. La matrice televisiva si intuisce, ma non è grave. Alla fine quello che conta è il romanticismo del detective. Bourbon on the rocks, un altro giro, please.
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