Regia di Bob Rafelson vedi scheda film
Un bel Marlowe, attempato e quasi del tutto pelato, interpretato con allure dal filibustiere e lupo di mare Caan. Con la bellissima Meyer, attrice scomparsa. Su tale missing, investigherà Hercule Poirot? Ah ah.
Ebbene, oggi, ivi svincolato da canoni editoriali e da “dittatoriali” regole SEO, recensirò a mo(n)do mio tale opus, ovvero il lungometraggio per la tv, il film della HBO, distribuito nel ‘98, succitato nel titolo e col sottotitolo enunciatovi. Marlowe, private eye, cioè investigatore privato, creato e partorito dalla poliedrica e fantasiosa mente noir di Raymond Chandler, celeberrimo detective che sarà ampiamente citato nel mio imminente libro Il commissario Falò 2, alias il sequel del capostipite, è stato interpretato,ça va sans dire, da una miriade d’attori dei più disparati e più o meno famosi e mi pare pleonastico star qui a citarveli uno per uno, sì, singolarmente e pedantemente. Recatevi perciò qui e informatevene dettagliatamente, per modo di dire. https://it.wikipedia.org/wiki/Philip_Marlowe Wikipedia è una fonte attendibile? Più che altro sbrigativamente dizionaristica, dunque generalista, ovviamente, è risaputo internazionalmente. Prossimamente, assisteremo allo stroncato, perlomeno dall’intellighenzia critica d’oltreoceano, Marlowe di Neil Jordan con Liam Neeson. L’unica pellicola col cognome di Philip e basta. Diretto dal compianto Bob Rafelson (Cinque pezzi facili), tale Marlowe preso in questione, “filmetto” anomalo e d’impianto, giustappunto, da format per il piccolo schermo a mo’, quasi, di episodio dilatato da fiction di matrice investigativa, pare una puntata del tenente Colombo? No, e vi è il grande James Caan. Ora, grande è una parola grossa. Spesso bravissimo, soprattutto, soventemente habitué della mansion di Marilyn Manson? No, di Hugh Hefner, sì, un vero Playboy del c... zo! Usando un francesismo, in senso metaforico, eh eh, un tombeur de femmes più figlio di puttana del suo celebre Sonny di The Godfather. James Caan, una “face” da culo come porco, no, come poche per tante porche. Pare che avesse anche una gran oca. E, dopo essere stato con bellissime donne, dopo amplessi ficcanti e piccanti, con codeste intrattenitrici, eh, consumati in maniera caliente, dopo la consueta sigaretta post-orgasmi più o meno appaganti, cantava loro tante canzoni romantiche e/o agrodolci in Karaoke, ubriaco fradicio con tanto di bourbon, in mezzo a innumerevoli bone. A parte questa parentesi goliardica e porcellesca, inventata sin ad un certo punto, arriviamo, cari uomini à la Caan, no, cani o forse volponi, insomma, men lupeschi, a Dina Meyer, enorme figone, no, alla trama di questo filmone? No, abbiamo detto, è un film per la tv via cavo e non è un granché? Macché, bello parecchio, diciamo, più correttamente, unico e speciale. Osé, no, oso dire, assai godibile quasi quanto il lato b di Dina. In una scena espostoci da dietro. Per forza, il didietro va mostrato davanti? Che gnocca... ma non vediamo la sua pussy. In originale, intitolato solamente Poodle Springs, qui tal teleplay, sì, la sceneggiatura per la televisione, è firmata dal valente Tom Stoppard (Brazil, Shakespeare in Love, Rosencrantz e Guilderstein sono morti, Anna Karenina, ah, però), che adattò il romanzo omonimo, scritto naturalmente da Chandler, stavolta in collaborazione “anomala” con Robert B. Parker, prodotto, fra gli altri, da Sydney Pollack e Jon Avnet (executive producers), musicato da Michael Small ed elegantemente fotografato da Stuart Dryburgh, eccone la trama, in english, riportatavi testualmente da IMDb: An aging Phillip Marlowe gets mixed up with blackmail and murder amongst the elite social set in 1963.
Be’, detta così, non potete capirne la vicenda, nevvero? Sapete solo la data della sua ambientazione? Abbiate quindi un infallibile intuito alla Marlowe, sforzatevi, forse capirete che, all’epoca, David Keith, qui nei panni di Larry Victor (identità peraltro fittizia), era carino e “sexy”, cazzuto come Caan in Rollerball. Il quale, negli anni settanta, fra un mettere a novanta una pattinatrice sensuale alla pari di Katarina Witt, non solo di Ronin, e moltissime playmates, nascondeva molti suoi flirt ma nessuno scheletro nell’armadio. Un Marlowe, il suo, qui sposato ma Caan portò mai una donna all’altare, malgrado i suoi scabrosi altarini? Di contraltare, no, d’altronde, questo sito mente spudoratamente. In fallo, no, infatti, nessuno crede alla balla secondo cui Caan ebbe solo sei rapporti sessuali? No, ufficiali: https://www.whosdatedwho.com/dating/james-caan
Un vero culo, no, cult movie. Una chicca, mie checche, checché se ne dica. Un Rafelson coi coglioni, un bijou. Vi do or un bacio e fumo, alla maniera di Marlowe, una Camel? No, una Philip Morris. Nel cast, Brian Cox (Manhunter, Zodiac) e Joe Don Baker che, in Cape Fear - Il promontorio della paura, fu già un “Marlowe” sui generis.
di Stefano Falotico
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