Regia di Yvan Le Moine vedi scheda film
Se è strano dev’essere un film belga. Anche se l’autore, esordiente nel lungometraggio dopo una manciata di corti e la produzione di “I sette peccati capitali” (opera a episodi presentata nella “Settimana della Critica” della Mostra di Venezia del ’92), è nato a Nizza e nel cast figurano la quasi irriconoscibile Anitona Ekberg e il circense Carlo Colombaioni. A citare questi ultimi viene in mente Fellini e in parte le atmosfere del maestro riminese galleggiano, qua e là, tra i chiaroscuri di un bianco e nero severo che stride col salace umore del protagonista, un impiegato piccolo piccolo specializzato in missive cariche di insulti scopo separazioni e/o divorzi per uno studio d’avvocati pregno di frustrazioni. Siamo in “zona freaks”, con tanto di sequenza “epocale” (non la sveliamo per i deboli di stomaco) e pessimismo cosmico leopardiano. Una pellicola reduce dalla Quinzaine di Cannes ’98, “bella” e senz’anima.
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