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L'albergo degli stalloni

Regia di Franz Marischka vedi scheda film

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La recensione su L'albergo degli stalloni

di undying
1 stelle

Secondo capitolo (di cinque) d'una serie tedesca diretta da Marischka e sviluppata attorno alle avventure erotico comiche di alcuni minatori. Definirlo brutto, è quasi un complimento!

 

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Il matrimonio di Heiner (Michel Jacot) si conclude bruscamente con un divorzio. Heiner torna a lavorare come minatore e soggiorna in un dormitorio maschile, noto come "monastero del Toro". Dopo una occasionale e breve relazione con Trudi (Helga Bender), la donna delle pulizie, Heiner stabilisce diverse relazioni con altre ragazze locali.

 

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Dal regista che ha firmato una lunga serie di commedie erotiche bavaresi, molte delle quali giunte anche sui nostri grandi schermi - L'uomo dal pennello d'oro (1969), La locanda dell'allegra mutanda (titolo stracult realizzato nel 1979), Giochi erotici in famiglia (1979) e Il pornovizietto (1980) - non c'è sicuramente da aspettarsi un capolavoro. E infatti questo inguardabile seguito di Laß jucken, Kumpel! (1972) ci ripropone il medesimo protagonista, Heiner (Michel Jacot): un minatore destinato a sporadiche avventure che per lo più, in questa circostanza, si riducono alla frequentazione di brillanti locali con esposizione di un paio di spogliarelli femminili più o meno sensuali. Il personaggio di Heiner scompare di scena nel terzo capitolo del ciclo - da noi circolato come Il punto caldo... - ma Franz Marischka (1918 - 2009) prosegue comunque la serie variando di volta in volta contesto narrativo sino a dirigere un altro paio di finti seguiti, realizzati a catena nel giro di un biennio (1973 - 1975). È difficile pensare (e credere) che opere tipo questa possano avere attirato l'interesse del pubblico teutonico, nel qual caso evidentemente di bocca buona in fatto di gusti cinematografici.

 

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Locandine di Laß jucken, Kumpel! 1 e 5 (primo e utimo capitolo della serie)

 

Tecnicamente mal girato e peggio interpretato, L'albergo degli stalloni è scritto dal regista, assieme al produttore Gunter Otto, entrambi all'opera con la mano sinistra. Infatti si ride poco o nulla e persino la solita macchietta italiana, ormai cooptata in Germania, di Rinaldo Talamonti (che non manca di omaggiare Napoli) non riesce a strappare un sorriso (qui si esprime come suo solito con una sintetica esclamazione in lingua natale quando, durante l'approccio con una fanciulla, esclama "Santa Maria, quanta grazia di Dio!").

Sul versante erotico poi, Marischka sfiora il glaciale: le attrici, poco attraenti, sono riprese in contesti del tutto banali, proposte in poco sensuali striptease o in scenette scadenti nelle squallide camerette d'albergo. Resta comunque curiosa la presenza di un motivetto musicale orecchiato anche nelle nostre commedie sexy, che verranno però realizzate solo dopo, sul finire degli anni Settanta. 

 

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Il terzo film della serie, arrivato in Italia con il titolo de Il punto caldo... (1974)

 

F.P. 21/05/2021 - Versione visionata in lingua tedesca (durata: 87'41")

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