Regia di Patricia Rozema vedi scheda film
Ci sono dei film che han- no impresso il loro codice genetico fin dai titoli di testa. Prendete questo “Mansfield Park”, scritto e diretto da Patricia Rozema e tratto dall’omonimo racconto di Jane Austen. Inizia con una serie di traslucide dissolvenze incrociate di arabeschi, corsivi in inchiostro nero. Come dire: far del calligrafismo una virtù. Il problema è che di questo cinema lezioso non si sente più il bisogno. Ormai è uno stereotipo: lo stile “letterario” inglese che piace tanto agli americani (coproduce la Miramax), equivalente dell’Italia oleografica tipo “Il talento di Mr. Ripley”. Modelli d’esportazione. “Mansfield Park” ruota intorno alla storia di Fanny, ragazzina di umili origini allevata da gente aristocratica che le vuole bene ma fa sentire il peso del distacco sociale. Curiosi destini d’amore sono in agguato, e la Rozema mischia le carte del romanzo aggiungendo anche note biografiche della scrittrice. Purtroppo la Austen e il cinema restano entità che si conciliano poco e male, e “Mansfield Park”, col suo ipertrofismo estetico, conferma tutti i dubbi.
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