Regia di Alberto Valtellina, Paolo Vitali vedi scheda film
Questa è la scuola che vogliamo? I registi de "La scuola non è secondaria" non hanno risposte, anzi, realizzano un film godibilissimo. Godibilissimo e tragico. Cosa accadrà a settembre 2021? Sarà ascoltato il silenzio degli studenti? Non si uccidono così anche i cavalli?
Ho ricevuto il comunicato stampa e come sempre ho richiesto la possibilità di vedere il film attraverso un link con password. Il film esce oggi, 25 maggio 2021. Le scuole chiuderanno a breve. Leggo qualche recensione al film, mi accorgo che il nodo centrale è sfuggito a molti, a me appare evidente. "La scuola non è secondaria" è prima di tutto un'operazione concettuale, semplice quanto profonda. Semplice perché i registi altro non fanno che entrare in un liceo durante la chiusura dell'istituto a causa della pandemia, con gli insegnanti che lavorano in modalità didattica a distanza. Un'aula, un docente, un computer e venticinque banchi vuoti. La macchina da presa è ferma sul treppiede, osserva. Solo questo, la macchina da presa osserva, semplice no? Davanti alla macchina da presa si consuma una tragedia e i registi lo sanno. È come riprendere un'esecuzione: chi riprende un'esecuzione sa benissimo che il condannato sarà morto dopo poco, adesso è vivo, triste, la MdP ne fissa lo sguardo, altro non può fare. È come riprendere l'assassinio di animali in un macello: la MdP nulla può fare perché ancora oggi si accetta lo sterminio di massa di animali nati e cresciuti ingabbiati, destinati all'abbattimento. Gli esempi sono fuori luogo? Ah, ecco. No, sono appropriati. Non si parla di uccisione, non esplicitamente, ma si parla di un lento schiacciamento di qualcosa che dovrebbe favorire la crescita, lo sviluppo delle giovani generazioni. Davvero quella imposta tra il 2020 e buona parte del 2021 è "didattica"? Non solo non è didattica ma non è neppure, tecnicamente, didattica a distanza, che è modo strutturato, definito. Quella attuata è lezione frontale attraverso il computer. Ma torniamo al film. A cosa serve un film come "La scuola non è secondaria". Non serve come documento, i registi lo affermano con decisione: può essere un documento, ma anche la pubblicità del Punt e Mes, dopo quarant'anni è un documento. Perché questo film dovrebbe essere diverso, passa il tempo, quanto rimane è documento, documenta un momento storico, d'altro canto il film prodotto in questo modo lo definiamo documentario, alcuni lo definiscono documentario. Questo film è un utensile che potrebbe e dovrebbe servire a chi si troverà in futuro (dio-non-lo-voglia) a decidere che fare, dovesse riproporsi una crisi pandemica. Salviamo la "produzione" e schiantiamo le giovani generazioni? – Di passaggio: "produzione" e "documentario" sono termini impropriamente utilizzati, a ben pensarci, la vera produzione è a scuola, produzione di futuro –. Questa è la scuola che vogliamo? I registi de "La scuola non è secondaria" non hanno risposte, anzi, realizzano un film godibilissimo. Godibilissimo e tragico. Non si uccidono così anche i cavalli?
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