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Mad Mutilator

Regia di Norbert Moutier vedi scheda film

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La recensione su Mad Mutilator

di undying
5 stelle

Opera prima, in omaggio al Teatro del Grand Guignol, realizzata a livello amatoriale da un editore francese, anche titolare di un video noleggio. Un insieme di atrocità realizzate in maniera così grottesca da sfiorare l'effetto di un cartone animato.

 

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Mad Mutilator (1983): locandina

 

Ogroff, reduce di guerra mutilato in viso, è diventato un maniaco omicida che vive in una capanna di legno e il cui unico interesse sembra essere quello di uccidere chiunque violi il piccolo tratto di bosco che lui chiama casa. Ma Ogroff scopre di non essere l'unico assassino in quel luogo isolato, dimenticato da Dio e dagli uomini. Un'orda di morti viventi ostacola i suoi progetti, in particolare quando si mette al disperato inseguimento di una ragazza che era giunta alla sua capanna alla ricerca di una parente scomparsa.

 

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Mad mutilator: scena

 

Allucinato ma divertentissimo esordio alla regia per Norbert Moutier (1941 - 2020), all'epoca editore di una popolare fanzine horror francese e proprietario di un videonoleggio. "Mad Mutilator" è un film praticamente muto, con dialoghi ridotti ai minimi termini e offerti solo in due o tre circostanze. Nella realizzazione di questo low budget, Moutier è stato fortemente ispirato dalla filosofia del mitico teatro del Grand Guignol e dagli slasher dell'epoca (in particolare "Non aprite quella porta", "Halloween" e "The burning"). 

Mad mutilator inizia alla grande sul versante dell'eccesso, mostrando un'auto di sfortunati passanti ferma sul terreno di Ogroff. I viaggiatori sono composti da una famiglia e il padre ha fatto sosta per consentire al piccolo figlio di fare i suoi bisogni: l'inerme madre sarà testimone di un duplice delitto (non risparmiato nei dettagli, con inattesa ferocia sul corpo del piccolo). Per oltre 15 minuti, in una disperata corsa nel bosco, la testimone tenta di fuggire al maniaco, finendo catturata dopo essere caduta tra le sue braccia scambiandolo per un ciclista. Legata e tenuta prigioniera nella macabra capanna, sulle sue tracce si mette una ragazza (forse la sorella). Per tutto il film assistiamo alle curiose attività macabre di Ogroff, il cui vero volto è celato da una maschera di pelle cucita al viso, mentre alimenta con carne umana un fedele cagnolone, lava e accarezza le sue accette (con le quali pratica anche sesso!), si diletta in cucina cenando a lume di candela, mentre alle pareti ha attaccato poster di donne nude, trapassate da freccette.

 

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Mad mutilator: cover OST (vinile)

 

Il film è volutamente retorico ed eccessivo, punta alle scene disgutose e splatter facendo uso di una tecnica primordiale (riprese e stile da cinema muto dei primi anni '30) nella perfetta logica del teatro parigino noto appunto come Grand Guignol. Moutier non dispone di mezzi, come dimostra il titolo di testa - Ogroff - realizzato con scritta appiccicata su vetro trasparente, così i trucchi casarecci finiscono per avere un effetto cartoonesco. I delitti vengono tutti ripresi (malissimo) con continui stacchi di scena mentre per aria volano mani, braccia e gambe dall'aspetto evidente di parti decomposte da manichini. La colonna sonora minimalista è un insieme di disturbanti effetti accostati senza stile e, in genere, le riprese sono al limite della definizione. Girato in formato 4:3 con camera a mano, in ambientazioni del tutto esterne, Mad mutilator è veramente brutto, soprattutto se si pensa che quello stesso anno Sam Raimi realizza La casa, più o meno con le stesse possibilità economiche. Però Moutier, pur essendo scarso come sceneggiatore, tecnico ed effettista, piazza alcune trovate originali, in genere riprese in soggettiva: il punto di vista di una vittima colpita da accetta in faccia si alterna, tra i tanti, a quello di un taglialegna che vede la sua gamba recisa mentre il sangue gli cola sugli occhi. Così pure i morti viventi, apparsi senza alcuna logica, danno modo al regista di realizzare un paio di riprese d'effetto (di ritorno dalla fossa!).

 

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Mad mutilator: Ogroff, cugino minore di Leatherface

 

Gli attori sono pessimi, alcuni appartengono all'entourage di Jean Rollin, tipo Alain Petit (nel suo curriculum d'interprete: La coccolonaLe porno libidini di JustineZombie Lake e la La morte vivante; come sceneggiatore: Sexy Erotic JobLe sexy goditrici e Strategia per una missione di morte). Dai sets di Jesús Franco invece arriva Howard Vernon, nome di richiamo che però appare in un esilarante cameo (in ruolo di prete) solo gli ultimi 5 minuti. 

Moutier, lanciato in una sfrenata corsa all'eccesso, si deve essere divertito un sacco, consapevole dei limiti e della scarsa qualità delle riprese. Evidentemente cineasta per caso, non per necessità o scelta professionale, torna anche in seguito a realizzare direttamente in home video chicche del "so bad so good" tipo Alien platoon (1993), Trepanator (rilettura esilarante dell'Herbert West creato da Lovecraft, 1992), Dinosaur from the deep (1993), Le syndrome d'Edgar Poe (1995). Una filmografia di serie C, rimasta del tutto sommersa sino ad anni relativamente recenti (Mad mutilator è apparso in patria direttamente in dvd solo nel 2012) e mai circolata in Italia, nonostante ad esempio la superiorità di Moutier in fatto di spassionato omaggio al genere, rispetto ad analoghi prodotti - pessimi ma non divertenti - giunti anche da noi (vedi il catalogo "Troma"). 

 

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"GRAND-GUIGNOL (letteralmente: gran fantoccio, da Guignol, originariamente nome d'uno dei personaggi delle farse dei burattini a Lione). 

È la designazione d'un genere drammatico che, sorto tra la fine dell'Ottocento e il principio del Novecento a Parigi, nel teatro omonimo, può considerarsi come l'estrema degenerazione d'un aspetto di quel naturalismo caro al Théâtre libre di Antoine. 

Il culto della verità bruta, del fatto di cronaca d'apparenze fotografiche ma in realtà contemplato con spirito pessimista, cinico, brutale, condusse alcuni drammaturghi francesi di quel gruppo al compiacimento nel truce, nell'orrido, nel mostruoso, in sé e per sé. Questi autori, spesso medici o avvocati penalisti, attinsero dai manicomî, dalle prigioni, dai bassifondi sociali, casi spaventosi non più con gl'intenti 'redentori' dei romantici o dei propugnatori di riforme morali e civili, ma solo per suscitare materialmente nello spettatore il brivido del terrore, rappresentando, o facendo intravedere, spasimi di torture, funeree suggestioni spiritiche, atrocità compiute da pazzi o da idioti o da aguzzini, rimorsi di natura fisica, angosce di impotenti spettatori d'un delitto, stimmate di morbi crudeli, ecc. (per i nomi principali v. de lordeméténier sartne, ecc.). Il genere, anche grazie ai facili effetti che gl'interpreti possono ottenervi, ha avuto lungo successo presso il gran pubblico. Sicché dal teatro di Parigi il Grand-Guignol si è propagato ìn provincia e anche in altre nazioni, fra cui l'Italia, dove il suo più noto interprete è Alfredo Sainati. I risultati meno sgradevoli del Grand-Guignol si sono avuti in certe farse (Condoglianze, Poche ma sentite parole, ecc.), dove da situazioni funebri qualche autore ha derivato note di grottesca comicità." (Eniclopedia italiana, a cura di Silvio D'Amico)

 

F.P. 07/05/2021 - Versione visionata in lingua francese (durata: 89'07")

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