Regia di John Waters vedi scheda film
Un ragazzotto un po’ svagato di Baltimora e la sua procace fidanzata, che lavora in una lavanderia e, ogni tanto, si slaccia la camicetta e si lascia fotografare da lui: naïf, un po’ benpensanti ma genuini sono i due protagonisti del penultimo film di John Waters (che nel frattempo ha già diretto lo scherzo anti-hollywoodiano “Cecil B. Demented” presentato a Cannes). “Pecker” (picchio, come il soprannome del protagonista) è nella linea degli ultimi film normali di Waters: buon senso, magari un po’ rozzo, contro presunzioni e snobismo (di ceto e di cultura), una bonaria presa in giro degli artifici e delle pose di certe categorie. Qui, a fare le spese dell’ironia del grande snob di Baltimora (e non sembri una contraddizione: nessuno meglio di uno snob, com’è Waters, sa cogliere le note stonate dell’artificio o la finta eleganza) sono gli intellettuali salottieri di New York; in particolare, quelli del giro delle gallerie fotografiche, che si accorgono del talento di Pecker e lo attirano nella Grande Mela. Fascinazione, lusinghe, gaffes, imbarazzi, scontro e delusione inevitabili. Ma, per una volta, è la genuinità a prevalere, e tutto finisce in una grande festa. Acuto, ma meno scatenato di “Hairspray”. Bella l’autocaricatura della torva Lily Taylor, e Christina Ricci ha la solidità sfrontata di una vera diva di Waters.
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