Regia di Mark Raso vedi scheda film
Ve li ricordate "i Ronfi" realizzati da Adriano Carnevali per "il Corriere dei Piccoli"? No, non c'entrano un cazzo - o quasi - col film, era solo per trovare qualcosa da scrivere nel "commento breve" in esergo alla recensione. [Apprezzerete, poi, che non ho esordito con "Vi sblocco un ricordo".]
L’inconscio collettivo post-guerra fredda (Distopia seria: Ordigno Fine di Mondo), post-Cernobyl (Cronaca), post-crollo della Cortina di Ferro (Utopia: Periodo della Distensione), post Y2K (Distopia demente: il Bug del Millennio) e post-«Tutto» da una parte ha digerito ed assimilato i «nuovi» problemi (PpM di anidride carbonica nell’atmosfera fuori scala, innalzamento della temperatura media globale, sublimazione del permafrost, inquinamento pervasivo da combustibili fossili, crollo della biodiversità, scienza dura in mano a governanti al meglio inadeguati, epidemie di EbolaVirus, SARS-CoV, etc., e poi Davide Barillari) e dall’altra - ed è questo il caso - ne cerca (immagina, crea, propone ↔ prevede, segnala, subodora) continuamente sempre di nuovi (il film è stato girato nell’estate del 2019): assieme, queste due correnti hanno prodotto nell’ultimo ventennio, con un picco raggiunto a cavallo tra gli anni zero e dieci e mai più abbandonato, una mole impressionante di film catastrofico-apocalittici (d’autore - Trier, Tarr, Soderbergh, Romero, Nichols, Ferrara, Cuarón, Bong, etc. - e non) sintomatica di qualcosa: bene che vada, del fatto che tautologicamente il genere tira, male che vada, «Addio, e grazie per tutto il pesce!».
Mark Raso, alla sua opera terza dopo l’esordio di «Copenhagen» e il successivo, interessante «Kodachrome», partendo da un soggetto di Gregory Poirier (il punto debole dell’operazione) sceneggia «Awake» col fratello Joseph: e il film è il continuo tentativo di andare un po’ oltre l’estensione (e l’ostentazione) di una storia di partenza ch’è la fiera del riciclo, con l’unica eccezione (non proprio positiva) del colpo di scena finale [che se nessuno (?) aveva fino ad ora mai utilizzato prima un motivo ci sarà pure, no?], degno del «miglior» Aranzulla: «Se il Riavvio (cold, warm & hot restart) non funge, Spegni e Riaccendi!»
La volenterosa Gina Rodriguez (Jane the Virgin, Annihilation, Kajilionaire, Diary of a Future President) ha il fisico, ma non lo sguardo, del ruolo. I due ragazzi sono interpretati con buona lena da Ariana Greenblatt e Lucius Hoyos. Due brevi ma incisive parti per Francis Fisher e Barry Pepper (ottima caratterizzazione: vale il prezzo - in denaro e tempo - dell’audiovisione) e due ruoli un po’ più spalmati lungo la narrazione per Jennifer Jason Leigh e Shamier Anderson (visti recentemente l’una - che con Rodriguez già aveva lavorato nel summenzionato "Annihilation" - in “the Woman in the Window” e l’altro in “StowAway”). Chiudono il cast Finn Jones, Jim Bellows e Francesca Eastwood (figlia di Clint e che già aveva condiviso un set con la suddetta madre - cercate/indovinate voi chi è - in un bellissimo episodio - “the Law of Non-Contradiction” - della terza splendida stagione di “Fargo”).
Fotografia: Alan Poon (oltre che “Population Zero” e “Skater Girl”, con Raso anche per i due lavori precedenti e qui rimarcabile, in concerto col reparto effetti speciali, per la scena dell’incidente in auto (nulla di “incredibile” alla Lubezki, ma comunque ben fatto) e per quella all’aperto dopo il disastro aereo). Montaggio: Michele Conroy (“Splice”, “In the Tall Grass”, “the Silence”). Musiche: Antonio Pinto (“the Mosquito Coast”). Producono eOne e Paul Schiff, distribuisce Netflix.
Per rimanere al cinema del III millennio o ad esso liminale, da “the Five Senses” di Jeremy Podeswa del 1999 a “Perfect Sense” di David Mackenzie del 2011, vale la pena proporre un minimale ed incompleto/parziale percorso all’interno della SF sensoriale: dopo il Silenzio (“A Quiete Place” e, pleonasticamente, il sunnominato “the Silence”), la cecità psicosomatico-passeggera (“Blindness” di Meirelles da Saramago), la Non-Osservabilità (“Bird Box”), il Profumo (Tykwer da Süskind), la Parola come Virus/Veleno (“Pontypool” e, in campo letterario, "the Flame Alphabet"), la Memoria (“Embers”, “Apples”, “Little Fish”), giungiamo a deragliare un poco fuori dallo schema d’insiemi appena proposto e dedicarci alla Privazione del Sonno (forzata, causa tortura, ché non esistono in natura patologie, sindromi, condizioni o disturbi che annullino in toto il dormire) e alle sue conseguenze [chiamiamolo allora il “Senso” del Sogno, con tutti i benefici che il riposo profondo attorno alla fase REM comporta e produce (tutto, in Natura, è frutto di un Compromesso) a livello bio-chimico, fisiologico e quindi psichico]: ed ecco che da “the Machinist” di Brad Anderson (e Scott Kosar, e ancora con JJL/Daisy Domergue) s’arriv’all’oggi di “Awake”: si resta ben svegli, assistendo al film (non è proprio adatto per una Cura del Sonno possedendo una dose percentuale di godibilità: non è rumore bianco, esprime qualche "picco"), e questa è una qualità positiva, ma non sempre ciò avviene per delle buone ragioni: si desidera osservare e capire, insomma, fino a che punto si spingerà con le spiegazioni, solo per scoprire, però, ch'era... meglio svegliarsi sul più (per dire, eh) bello.
* * ¾ - 5½
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