Regia di Silvio Soldini vedi scheda film
AL CINEMA
"Fare tutto il giorno i conti con la morte, significa riuscire ad apprezzare un po' meglio la vita".
Una avvenente avvocatessa di successo, specializzata in contesti corporate, viene travolta da una crisi di coscienza la sera piovosa in cui un motorino quasi la investe. In seguito a tale episodio, la donna, leggermente contusa, viene messa al corrente dalla polizia che uno dei due ragazzi che si trovavano sul ciclomotore è morto poco dopo essere trasportato in ospedale, a seguito della caduta occorsa nel cercare di non investirla.
L'episodio, spiacevole ma subito archiviato per far posto alle impellenti attività lavorative, crea poco per volta nella donna un senso di colpa che diviene lancinante quando viene a sapere che nessuno si è presentato al capezzale del ventenne morto, trattandosi di un clandestino senza documenti di riconoscimento.
Quello sconvolgimento tutto interno, sarà la chiave per Camilla - questo il nome della protagonista - per rimettersi in discussione, abbandonando progressivamente lo status di spregiudicata donna in carriera senza scrupoli, e trasformandosi per la prima volta in una madre pertinente, finalmente accorta e protesa ad andare a fondo ad occuparsi delle problematiche esistenziali che affliggono la figlia ventenne, fino a poco prima praticamente ignorata nella smania di emergere nella vita professionale.
La nuova impostazione di vita consentirà inoltre a Camilla di gestire con più accortezza la propria fino ad ora futile e superficiale vita sentimentale. Silvio Soldini è sempre stato il regista italiano contemporaneo delle donne: siano esse "le acrobate", o le "Agate e la tempesta", piuttosto che le Rosalbe di Pescara dimenticate in autostrada (Pane e Tulipani).
Anche stavolta il bravo regista si concentra sulla sua protagonista di turno e ci fornisce un ritratto sensibile ed intenso di donna che sa aggrapparsi al peggio, per trarre dalla situazione incerta quei valori in grado di riaprirle gli occhi verso una visione di vita meno superficiale e meno votata ossessivamente ad un successo di carriera che si rivela, a ben vedere, meno appagante di quanto non potesse apparire.
Pur afflitto da qualche lungaggine di troppo, e qualche pedanteria nella definizione di alcuni personaggi di controllo, 3/19 risulta un film convincente e riuscito, per buona parte anche grazie alla intensa interpretazione di una Kasia Smutniak particolare ispirata e credibile in quel suo doppio ruolo cangiante di donna che riesce a mettersi completamente in discussione.
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