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State a casa

Regia di Roan Johnson vedi scheda film

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La recensione su State a casa

di Furetto60
6 stelle

Black-comedy, molto dark. Film costruito bene ma poco coinvolgente.

Tre studenti fuori sede, sui trent’anni coabitano in un appartamento romano, da circa tre anni e mezzo; pagando il canone d’affitto “in nero”, come capita spesso e subaffittando una stanza ad una ragazza di origini africane, che tiene come animale domestico, ospitato in una teca, un serpente a suo dire innocuo. La convivenza è resa ancora più difficile dal lockdown imposto dall’emergenza sanitaria e i problemi economici che ne derivano.

 Nicola, il toscano, insofferente alla retorica dell’andrà tutto bene” è un complottista, che mal sopporta l’idea che per salvare la generazione degli over 80 secondo lui, i soli a morire di Covid 19, hanno costretto alla clausura tutti. Paolo, il siciliano, è un informatico e in prima battuta sembrerebbe il più saggio e riflessivo, poi Benedetta, la pugliese, la più spregiudicata sessualmente: protagonista di alcune scene erotiche piuttosto hot,una delle quali, a beneficio dei social, girata insieme al serpente che poi sfugge al controllo e finisce per aggirarsi per la casa in modo inquietante, poi c'è Sabra l'enigmatica proprietaria del rettile. Infine c’è Spatola il nemico giurato, padrone di casa, laido  disgustoso e profittatore; interpretato magistralmente da Tommaso Ragno; ha approfittato della situazione per aumentare l’affitto, attratto da Benedetta, continua a proporre alla ragazza un congruo sconto in cambio di prestazioni in natura.

Benedetta e Paolo, che intrattengono peraltro una relazione piuttosto ambigua, decidono allora di provare “il ricatto sessuale”. filmano Spatola mentre Benedetta gli pratica del sesso orale, tuttavia nel frangente a Paolo gli cade la videocamera, Spatola se ne avvede, gli si scaglia contro e lui per difendersi lo colpisce con la stessa e lo uccide. A questo punto dopo il turbamento di rito, c’è il rinvenimento di una borsa piena di soldi e dunque la prospettiva di cambiare vita, di svoltare, una ghiotta occasione che i giovani non vorrebbero farsi scappare. Qui comincia il gioco al massacro, un tutti contro tutti, in cui ognuno riesce a dare il peggio di sé. Tra i vari figuranti ci sono una colf moldava e un portiere romano, alias  Fabio Traversa, interprete dell’indimenticabile Fabris di “Compagni di scuola” di Carlo Verdone. Fauna umana, ben assortita. Nasce come un instant-movie, partendo dalla pandemia, prosegue seguendo lo stile della black-comedy inglese e anche d’oltralpe; quindi splafona nel surreale, con dei morti che parlano e poi si trasforma in  un crime febbrile, fino a divenire un dramma cupo e torbido; una dark comedy, girata adoperando la telecamera a mano, che tampina sotto sotto i protagonisti, nella dimensione claustrofobica di un appartamento sudicio e fatiscente, per terminare con un finale distruttivo e delirante.

 Visione a dir poco pessimista, direi apocalittica, in cui tutti dichiarano a parole sincerità e fiducia, ma di fatto si scontrano nei modi più meschini, tentando di approfittare della situazione, dal degenerato padrone di casa al portiere, fino alla signora delle pulizie. La tesi, naturalmente, è che il lockdown e la pandemia non ci abbiano minimamente reso migliori, anzi, che abbiano suscitato i peggiori istinti. Nella voce fuori campo,che conclude il film, vi è il senso dell’opera: “L’organismo è la terra, il virus siamo noi”. Noi esseri umani, egoisti e incoscienti, stiamo usurpando e avvelenando il pianeta. Il film è costruito bene,nella sua escalation tragica, ma non riesce a coinvolgere.

 

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