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La figlia oscura

Regia di Maggie Gyllenhaal vedi scheda film

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La recensione su La figlia oscura

di steno79
7 stelle

Non avendo letto il romanzo di Elena Ferrante, non sono lo spettatore più qualificato nell'affrontare la recensione del film della Gyllenhaal, e credo che qui il confronto con la pagina scritta risulti fondamentale. Della Ferrante ho letto "L'amore molesto", suo primo romanzo che è stato trasposto nella maniera più fedele e onesta da Mario Martone. Qui mi sembra che la regista abbia cercato di realizzare un prodotto "da festival", che essendo acquisito da Netflix non può neanche contare su una forte distribuzione in sala e quindi mira all'apprezzamento di un pubblico più di nicchia, sulla scorta del successo letterario in America, davvero straordinario, della Ferrante. Il film è costruito principalmente sulla straordinaria performance di Olivia Colman, davvero impagabile nella trasformazione fisica e vocale nella tormentata Leda, di cui a livello psicologico offre un ritratto molto accurato, intelligente e ricco di sfumature, incentrato sul senso di colpa per una maternità vissuta in maniera superficiale e sbrigativa, di cui la misteriosa scrittrice napoletana sarebbe orgogliosa. Se l'attrice dà veramente il massimo, coadiuvata abbastanza bene dal resto del cast fra cui si apprezza un redivivo e ormai invecchiato Ed Harris, una seducente Dakota Johnson e la per me inedita ma ugualmente espressiva e affascinante Jessie Buckley, il film risulta però piuttosto sbilanciato nella struttura, con la parte dei flashback che finisce per occupare fin troppo spazio e alla lunga toglie forza al dramma che si svolge nell'isola greca: un'ingenuità nella scrittura probabilmente, fatta per aderire con più forza alla pagina scritta (?), ma che a conti fatti poteva essere gestita meglio. Alcuni episodi, come quello della visita di una coppia di amici in cui appare anche una devastata Alba Rohrwacher, sembrano non avere una forte necessità narrativa, ma la Gyllenhaal compensa con buone intuizioni anche stilistiche che sembrano guardare a un cinema d'autore da Nouvelle vague anni 60 aggiornato ad un'angoscia molto attuale e contemporanea. Insomma un cinema letterario ok, un cinema "femminile" e intimista che propone un character study tutto sommato approfondito e ben realizzato, da cui non si può pretendere una maturità registica che mandi subito in estasi la critica, ma che a suo modo lascia il segno e annuncia nuove prove da tenere d'occhio.

Voto 7/10

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