Regia di Bigas Luna vedi scheda film
La vera storia della “Maja desnuda”. O almeno quella tramandata dalle carte storiche e soprattutto dalle leggende popolane. Francisco Goya, in sostanza, avrebbe approfittato della compiacenza di ben due dame: Pepita Tudó, amante del ministro a sua volta amante della Regina (una Stefania Sandrelli una volta di più “prosciutta prosciutta”); e la rivale di quest’ultima, la Duchessa d’Alba, in pericolosissima crisi depressiva causa trascorrere del tempo. Il volto dell’una e le parti “tabù” dell’altra (tra cui la “volavérunt” del titolo: sì, proprio quella roba lì). Bigas Luna si spinge in zona Tinto Brass, con meno senso estetico ma con maggior pudore. Il passo, nella parte iniziale, è da sceneggiato antidiluviano. Poi, grazie all’inchiesta sulla morte della Duchessa (la crisi sfocerà infatti in un quasi suicidio), risalta qualcosa, la Sindrome Rashomon prende il sopravvento, Cruz e Sánchez-Gijón conquistano, sdraiandosi per sempre sull’arcifamosa tela virata verde veronese.
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