Regia di Gianni Amelio vedi scheda film
Letterato, filosofo e studioso delle formiche (mirmecologo), Aldo Braibanti fu suo malgrado protagonista negli anni Sessanta di uno scandalo a livello nazionale e di un processo che lo vide colpevole di plagio di persona. In realtà aveva soltanto una relazione omosessuale con un suo allievo, Ettore Tagliaferri, che di contro venne spedito in ospedale e annichilito a furia di elettroshock. Neppure i veementi articoli di Ennio Scribani sull'Unità, in difesa di Braibanti, poterono evitargli il carcere.
Piano con le parole, quando si definisce l'Italia un paese civile. Solo pochi decenni fa nel nostro codice penale era ancora presente – per quanto sostanzialmente inutilizzato – il reato di plagio di persona, creato dal regime fascista appositamente per punire gli omosessuali senza doverli neppure chiamare tali. Lo scrittore, poeta, mirmecologo (studioso delle formiche) Aldo Braibanti subì un'infame condanna per plagio negli anni Sessanta, a causa della sua relazione con Ettore Tagliaferri; in questo film Gianni Amelio racconta le sue vicende con toni appassionati, eppure senza calcare eccessivamente la mano sul pathos che una storia del genere inevitabilmente produce. Ben fatto, anche se la durata di due ore e un quarto pare un po' troppo generosa; ma nobilitano ulteriormente il lavoro le presenze nei ruoli centrali del cast di Luigi Lo Cascio ed Elio Germano, con al loro fianco tra gli altri Leonardo Maltese, Sara Serraiocco e Davide Vecchi. Sceneggiatura del regista, di Edoardo Petti e di Federico Fava; quanto alle formiche del titolo, la loro rilevanza traspare nella frase che Braibanti/Lo Cascio, sempre più isolato per forza e per scelta personale, dice nel finale: “Loro stanno chiuse (nel loro guscio) come me, ma non si lamentano”. Presumibilmente in un ipotetico paragone tra la società umana e quella degli insetti, chi ne uscirebbe meglio sarebbe la seconda. 6/10.
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