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Il signore delle formiche

Regia di Gianni Amelio vedi scheda film

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La recensione su Il signore delle formiche

di steno79
7 stelle

Gianni Amelio è uno dei pochi "maestri" tuttora in attività nel cinema italiano, è un regista e uomo di cultura appassionato e generoso, che però talvolta dovrebbe contenere certe reazioni emotive (ogni riferimento a Fabio Ferzetti non è puramente occasionale), è un grande cinefilo e, fra le tante cose, anche un omosessuale. Nel "Signore delle formiche", ispirato al processo per plagio contro Aldo Braibanti, Amelio mette in scena un'urgenza autobiografica che ha dovuto a lungo reprimere, visto il suo tardivo coming out, ma vuole stigmatizzare anche con forza l'oscurantismo e l'intolleranza dell'Italietta cattolico-fascista-piccolo borghese che ancora oggi, a distanza di più di cinquant'anni da quei tristi eventi, risorge nel veicolare omofobia e nel rigettare senza un motivo reale provvedimenti "liberticidi" come il DDL Zan, ormai definitivamente affossato. Il film ha dunque una forte matrice ideologica alla base, a mio parere sacrosanta e perfino urgente, ma questo coinvolgimento emotivo, se da un lato dà nerbo a molte sequenze di buona efficacia drammatica e di apprezzabile sobrietà, dall'altro determina alcune scelte in parte discutibili, a cui arriverò più avanti. La prima parte è soprattutto espositiva e rievoca con numerosi flashback l'incontro fra Braibanti ed Ettore, la scintilla che scatta fra i due e che porta Ettore a trasferirsi dall'intellettuale, l'opposizione della famiglia e la forzata separazione con una sorta di rapimento che darà origine poi all'accusa di plagio; Braibanti è dipinto in una luce non del tutto positiva, un intellettuale tormentato affascinante ma non troppo empatico, mentre Ettore è un giovane fragile e tenero alla ricerca di una figura di riferimento forte e al tempo stesso affettuosa. A mio parere la prima parte non è affatto male, ma è solo nella sezione processuale e nella requisitoria anche politica del giornalista de l'Unità Elio Germano che il film acquista un'intensità e una forza, nella sua spietata denuncia, che basterebbero a garantire la visione. Aggiungo che Luigi Lo Cascio riesce a caratterizzare con pochi ma incisivi tratti la personalità complessa e poliedrica di Braibanti e che il giovane Leonardo Maltese mi sembra diretto benissimo da Amelio nel ruolo di Ettore, con un vero pezzo da antologia nella scena della deposizione al processo, risolta con un unico piano sequenza in cui l'attore esordiente è davvero da applausi, senza strafare e senza andare sopra le righe. Per quanto riguarda le "ombre", direi che intanto non è del tutto sbagliata l'osservazione di chi ha trovato il film un po' troppo casto, mentre invece avrebbe giovato mostrare almeno qualcosa di quell'intimita' che avrebbe devastato le esistenze dei personaggi; mi ha lasciato un po' perplesso la scelta di ritrarre in maniera del tutto negativa la redazione del giornale di partito sul caso Braibanti, perché, a quanto ho avuto modo di leggere, sembra che invece L'Unità si sia battuto in maniera anche vigorosa a favore dell'intellettuale, con editoriali scritti anche da Maurizio Ferrara, padre di Giuliano (dunque Amelio voleva regolare i suoi conti con l'omofobia del PCI dell'epoca?) E il finale con l'incontro fra i due a distanza di tanti anni, che però sembra non sia reale a quanto ho trovato in alcuni articoli che parlano di Giovanni Sanfratello (se qualcuno ha notizie più precise può anche indicarle in un commento), mi sembra una concessione romanzesca/melo' che può commuovere in maniera legittima, ma che forse rischia di voler appiccicare un lieto fine che non era la soluzione più adatta. Con tutto ciò, è un film che va visto assolutamente, per la passione civile degna di un Petri che lo ispira, per il rispetto dell'essere umano che da sempre contraddistingue il cinema del regista calabrese, e sapere che sta incassando bene al botteghino non può che essere un segnale incoraggiante.

Voto 7/10

Luigi Lo Cascio

Il signore delle formiche (2022): Luigi Lo Cascio

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