“….Io non sono come loro, ma sono anche come loro”
La vicenda giudiziaria in cui fu coinvolto il professore Aldo Braibanti nel 1968, che gli comminò una condanna a nove anni di reclusione, diviene, dietro la guida narrativa limpida e colma di pathos di Gianni Amelio, la storia di una vero e proprio camino della passione.
Un calvario attraverso il quale una giustizia ottusa e perbenista, che in primo grado e per direttissima richiese una condanna a 14 anni, uno in meno di quello previsto in caso di omicidio, utilizzò l'espediente del plagio per condannare lo status di omosessuale.
L'ottimo film di Amelio segue parallelamente le vicende che hanno condotto Braibanti alla condanna a seguito della frequentazione del giovane Ettore Tagliaferri, letteralmente trascinato in istituto di cura da una madre iper-possessiva e convita che la sessualità del figlio fosse stata in qualche modo deviata dal professore e dalla presenza ammaliatrice che costui esercitava sul figlio, e quelle del tenace giornalista de L'Unità mentre si documenta per scrivere il suo pezzo e si trova a divenire il solo cronista che si occupa di ricostruire la reale verità dei fatti, per questo finendo anche allontanato dalla testata per la quale collaborava.
Braibanti è reso alla perfezione, con finezza ed un dettaglio espressivo straordinario, da un Luigi Lo Cascio a cui la Coppa Volpi non si sarebbe affatto rivelato un premio fuori luogo.
Il cronista di sinistra è interpretato dal come sempre convincente Elio Germano, mentre nel ruolo della presunta vittima, distrutto nel corpo e nello spirito dai folli trattamenti ad elettroshock a cui fu sottoposto per volere materno, il bravissimo esordiente Leonardo Maltese, che pure lui avrebbe meritato il premio Mastroianni in qualità di migliore attore esordiente (premio conferito poi alla comunque valida attrice Taylor Russell per il film di Guadagnino, Bones and all).
Gianni Amelio, che sceneggia assieme a Edoardo Petti e Federico Fava, si prodiga in un racconto di uno degli episodi più bui ed infami della nostra giustizia, senza tuttavia accelerare sul tasto della indignazione, già tanto esasperante ed impressionante appare il calvario di un uomo contro tutti, utilizzato come esempio per compiacere i benpensanti e fornire lezioni di vita in grado di omologare comportamenti di vita dando lezioni pubbliche di comportamento etico totalmente discutibili.
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