Regia di Ricky Tognazzi vedi scheda film
Andy Luotto che fa Borsellino. Un film voluto (intimato) dalla mafia? Assolutamente no: non solo la figura del giudice, collega del protagonista di questo film Giovanni Falcone, non viene screditata, ma addirittura questo ruolo finisce per diventare il ruolo della vita per un attore 'non eccellente' (eufemismo doveroso) dalla carriera fino a quel momento costellata di pellicole demenziali e insuccessi (Teste di cuoio, I carabbinieri, L'esercito più pazzo del mondo, Mortacci). Ma, oltre a rivalutare per un momento Andy Luotto, è difficile trovare qualcosa di nettamente positivo da dire su I giudici, quinta pellicola diretta da Rocky Tognazzi, ancora - dopo La scorta, Ultrà, Vite strozzate - alla ricerca di argomenti importanti, all'insegna dell'impegno civile. C'è da dire che, nonostante l'onorevole fine del progetto, cioè ricordare al pubblico la figura di un uomo che, sprezzante del pericolo di morte cui andava incontro, lottò ogni giorno della sua vita contro la mafia, questo film arriva per secondo poichè la storia era già stata raccontata da Giovanni Falcone di Giuseppe Ferrara (1993); non che le impostazioni delle due pellicole differiscano di granchè sul piano dei contenuti, ma qui la messa in scena è davvero mediocre, complice la produzione televisiva (per l'americana Hbo). Apprezzabile però, proprio per tali motivi produttivi, il cast comprendente Chazz Palminteri, F. Murray Abraham, Anna Galiena, Lina Sastri, Arnoldo Foà, Gianmarco Tognazzi, Ivo Garrani e Pierfrancesco Favino; sceneggiatura firmata da Peter Pruce, da una biografia scritta da Alexander Stille. Un film 'giusto', ma formalmente piatto. 5/10.
La vita - e il tragico epilogo in un attentato mafioso - di Giovanni Falcone, guidice siciliano assassinato con moglie e scorta nel 1992.
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