Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Pupi Avati torna al Medioevo, da lui già frequentato in film come "Magnificat", per un bio-pic sul Sommo Poeta che si rivela un'opera insolita, dai tracciati irregolari, in parte biografia di Dante, purtroppo alquanto scolastica e oleografica, in parte road movie di Giovanni Boccaccio diretto verso Ravenna alla ricerca dei luoghi che ospitarono l'infelice Poeta nell'esilio dalla sua amata Firenze. La scelta di spezzare in due la narrazione, a conti fatti, non giova all'omogeneità stilistica di un'opera che insegue suggestioni distanti e a tratti contraddittorie: Avati fa bella mostra dei suoi studi Danteschi e di una cornice ambientale rievocata con cura, con scene e costumi degni dei suoi film più ambiziosi, ma per il resto si rimane abbastanza in superficie, tanto che un normale film biografico che spiegasse un po' meglio gli eventi salienti della vita di Dante forse era più auspicabile rispetto a questa operazione "ibrida". È un film che può avere il merito di avvicinare Dante ad un pubblico giovane e ancora ignaro della sua figura, e a livello figurativo il talento del regista non manca di lasciare il segno, per quanto tutto sia un po' troppo ripulito e luminoso; come biografia di un genio della Letteratura, però, è volutamente incompleta o frettolosa e non regge il confronto con la brillante prova che ci aveva dato pochi anni fa Martone con "Il giovane favoloso" Giacomo Leopardi. Nel cast Sergio Castellitto ci mette il suo abituale professionismo e sembra crederci, mentre il giovane Alessandro Sperduti è spinto ad una recitazione un po' troppo enfatica, così come Carlotta Gamba nel ruolo di Beatrice. In definitiva un film che non rimarrà certo memorabile, ma pur sempre un'occasione per il regista bolognese di tramandare un'idea di cinema "medio" e artigianale, molto old style, che merita comunque rispetto.
Voto 6/10
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