Regia di Guido Brignone vedi scheda film
La figlia di un tenore intreccia una relazione con un amico del padre, che reagisce nel modo peggiore: si allontana dalla ragazza e non va neppure al matrimonio dei due. Sarà una drammatica circostanza a riunire padre e figlia.
Canzonette e tragedie: alla base del melodramma all'italiana, che tanto forte andava prima del secondo conflitto mondiale, c'è questo e poco altro. Una formula consolidata poi nel dopoguerra, ma che si delinea in questo periodo, anni di cinema sottoposto a una rigida censura eppure industria fiorente e tutt'altro che priva di risorse e di idee. Ma le idee che sorreggono la sceneggiatura firmata dal regista Guido Brignone, su soggetto di Amleto Palermi, non sono particolarmente originali, non brillano più di tanto: al centro della pellicola ci sono le esibizioni canore del protagonista, il tenore Tito Schipa, e un intreccio sentimental-familiare che contrappone una coppia, per una volta, felice all'infelicità del padre della sposa, che si sente tradito dalla figlia proprio a causa delle sue nozze. Tanto mestiere nell'allestimento del lavoro, buon appeal per il pubblico contemporaneo, ma oggi Vivere! pare a tutti gli effetti un lavoro sorpassato, troppo figlio della sua epoca. Curiosità: il celeberrimo brano omonimo fu scritto da Cesare Bixio esplicitamente per questo film e non avvenne, come più di consueto accadeva, il contrario – cioè la costruzione di un film attorno a un titolo musicale di successo. Nel cast compaiono anche Paola Borboni, Nino Besozzi, Mercedes Brignone, Armando Migliari, Oreste Fares e Caterina Boratto. Guido Brignone dirigerà di nuovo quest'ultima e Schipa nel successivo Chi è più felice di me! (1938). 3,5/10.
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