Regia di Jeannie Gaffigan vedi scheda film
Jim Gaffigan sceglie di aprire questo spettacolo raccontando in chiave comica del tumore da poco rimosso a sua moglie, argomento decisamente ostico e poco comune per un monologo di stand up comedy. Poi vira verso temi ben più comuni e che più facilmente si prestano a una risata: la gentilezza dei giapponesi e il senso di superiorità degli inglesi nei confronti degli americani; e ancora i massaggi, lo sci di fondo, i test genetici e le assurdità della moda.
L'apertura dello show è solo in apparenza complicata: Jim Gaffigan – giunto al suo sesto spettacolo di stand up comedy, il quarto per Comedy central – esordisce raccontando del tumore al cervello rimosso a sua moglie Jeannie, che è peraltro regista e coautrice del monologo. Naturalmente lo fa con toni leggeri e ironizzando sul dramma, che peraltro non ha colto solamente la sua collaboratrice artistica più stretta, ma anche la madre dei suoi cinque figli. Da quel momento in avanti lo spettacolo è tutto in discesa: dopo aver dimostrato di saper fare ridere su un tema tanto pesante, Gaffigan non fatica in alcun modo a portarsi dietro il pubblico nel suo excursus di vizi e virtù (soprattutto i primi) dell'americano medio, trascinandolo verso una salva di risate fors'anche facili – gli argomenti del comico non sono più di tanto sofisticati, questo è indubbio – ma certo vere, sane. Un'ora e otto minuti di durata, con l'apoteosi nel finale: il racconto dello show tenuto da Gaffigan in apertura dello spettacolo dedicato all'arrivo di Papa Francesco a Philadelphia. 6/10.
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