Regia di Paolo Rosa vedi scheda film
S. è il primo violino di un’orchestra, dotato di una memoria straordinaria. Una memoria fotografica e agile, che costruisce delle storie immutabili, attraverso cui serbare i ricordi. S. così allestisce una sorta di infinito “teatro della memoria”, in cui ogni ricordo, ogni parola, hanno un loro posto preciso. Tale dote prodigiosa è però invasiva, ossessiva, gli impedisce di lavorare e S. si affida all’analisi per rimuoverla. Non ottiene alcun risultato, se non quello di esporlo come un fenomeno, durante i simposi medici. S. decide così di sparire, preferendo diventare “il mnemonista”, fenomeno per cabaret. Ma l’ossessione non lo abbandona, e S. cerca di annullare ciò che lo circonda. Ispirato a una storia vera, descritta nel ’65 dal neuropsicologo Aleksandr Lurija nel libro “Un piccolo libro di grande memoria”, “Il mnemonista” crea un racconto che, nella continua frammentazione, ritrova un’intellettuale e fertile unità in un’immagine di grande seduzione, e che pare assorbire anche le atmosfere del borgesiano Ireneo Funes di “Finzioni”, nella cui memoria, ogni parola detta dura, implacabile, per sempre.
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