Regia di Marco Tullio Giordana vedi scheda film
I film biografici, soprattutto quelli che riguardano persone drammaticamente e tragicamente scomparse, sono difficili da realizzare e non sempre centrano il bersaglio, c'è il rischio di mitizzare i personaggi o commemorarli, o comunque di trasfigurarli a fini cinematografici. Marco Tullio Giordana, coraggiosamente, prova con questo lavoro a raccontare gli ultimi scampoli della vita di Peppino Impastato. Compito arduo, era un ragazzo difficilmente catalogabile e classificabile, nato e cresciuto a Cinisi, negli anni settanta, era diventato uno speaker irriverente di una radio locale, che non mancava di ironizzare e di lanciare strali velenosi contro i politici locali. Forse questo, ma presumibilmente anche altro, determinarono la sua condanna. Il regista svolge un lavoro, che sul piano dell'impegno civile è indiscutibile, si pensi che prima dell'uscita del film, pochi sapevano chi fosse Peppino Impastato, peraltro Giordana, attraverso citazioni e richiami musicali, svolge anche una bella ricostruzione storico-ambientale, evitando ogni retorica e focalizzando l’attenzione anche sulla dimensione familiare del protagonista, il cui padre che non può capire la ribellione del figlio, vola in America per cercare una via d'uscita, poi la madre che lo difende “clandestinamente”; gli "zii" “ambigui” che da bambino lo spupazzavano e da grande lo blandiscono prima e lo minacciano dopo.
Anche se suggestivo, pure la recitazione è notevole, grazie a uno stuolo di attori di prim'ordine, tuttavia soffre un registro narrativo discontinuo e come segnalato anche da altri utenti ha un carattere didascalico. Resta comunque un’opera importante, di un autore molto “impegnato” nel sociale.
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