Regia di Marco Tullio Giordana vedi scheda film
Bentornato al cinema di impegno civile, troppo spesso rimosso o poco valorizzato all'interno della nostra cinematografia nazionale. Marco Tullio Giordana ha l'intelligenza di guardare al modello di Rosi (con citazione esplicita di "Le mani sulla città"), di Petri, di Germi e altri ancora per raccontare la storia di Peppino Impastato, che prima dell'uscita del film sicuramente in pochi conoscevano. Impastato è stato un martire della lotta alla mafia la cui morte è paragonabile a quella di Dalla Chiesa, di Falcone e Borsellino, ed è giusto che le giovani generazioni lo conoscessero; Giordana ne ha rispettato la memoria senza distorcere a fini spettacolari la sua figura e la portata anche simbolica della sua lotta. Qualche concessione nostalgica in stile "Radiofreccia" è un po' risaputa, forse qualche figura di contorno è un po' sbiadita, ma per il resto è un film che non ha paura di perseguire un discorso ambizioso e doloroso dove la Storia mostra il suo volto più inquietante e la mafia è una piovra che ancora allunga i suoi tentacoli su una società italiana frastornata e confusa. Giordana trova una felicità espressiva che rinnoverà a breve nell'ampio affresco de "La meglio gioventu'" e poi smarrira' nei film successivi: qui è coadiuvato da bravi tecnici e da un notevole cast in cui spicca il volto inedito di Luigi Lo Cascio, ottimo e intenso nel ruolo di Peppino, ma anche un credibile Luigi Burruano nella parte del padre, una dolorosa Lucia Sardo in quella della madre e Tony Sperandeo che rende indimenticabile il suo Tano Badalamenti nonostante le poche scene a sua disposizione, in particolare nella scena dell'incubo di Peppino che non scade nella facile agiografia. E personalmente non ho trovato retorico neanche il funerale con la musica dei Procul Harum, per Mereghetti "ormai insopportabile". Riuscire a scaldare il cuore del pubblico con una storia vera di ideali civili e lotta a Cosa nostra è un merito che non andrebbe sottovalutato per un film degli ultimi anni; peccato che all'estero abbia avuto poca risonanza. Grazie a Marco Tullio, quindi, ma grazie soprattutto a Peppino e a tutti gli uomini come lui, che si sforzano di migliorare un paese ancora oggi afflitto da problemi di cui ci si potrebbe facilmente liberare, se ci fosse una coscienza civica che invece troppo spesso latita.
Voto 8/10
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