Regia di Marco Tullio Giordana vedi scheda film
Peppino Impastato, una delle tante, troppe, vittime della mafia, una di quelle rimaste nell’immaginario collettivo sia per la sua giovane età, sia per la sua ostinazione nel combattere, non solo il cancro della società ma soprattutto l’infiltrazione nella sua famiglia. Se da piccolo decantava poesie per incantare i familiari, da grande utilizza la radio per diffondere le sue idee ribelli e non si ferma davanti a nulla, la paura sembra non appartenerlo ma chi lo conosce sa che non è incoscienza piuttosto orgoglio, attaccamento ai propri valori coltivati in una vita. Importante è anche il punto di vista del padre, legato ai canoni rigidi della malavita, per un debito lavorativo col boss Tano (Badalamenti) seduto; un padre spaccato tra il rispetto dei patti che intercorrono tra le famiglie e l’amore per quel figlio ribelle dai pericolosi pensieri. Luigi Lo Cascio è straordinario, uguale a Peppino, diretto dal regista più impegnato del nostro cinema, quel Marco Tullio Giordana che incombe sulla cronaca nera del nostro paese. L’infanzia, la gioventù, i valori, la famiglia, la radio, la mamma di Peppino, la sua atroce morte, gli amici, il ricordo, c’è tutto concentrato in questi 114 minuti in cui si svolge questa pellicola, necessaria per poter capire meglio, per poter vivere meglio.
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