Regia di Marco Tullio Giordana vedi scheda film
I Cento passi è un film di denuncia? E' una commemorazione? O è forse il nostalgico ricordo, gli anni '70, di un periodo carico di contraddizioni e proprio per questo fondamentalmente vivo?
Il film vuole affrontare varie tematiche: il problema della mafia in Sicilia, il rapporto generazionale, l' impegno e il disimpegno dei giovani negli anni '70, la radio come mezzo di diffusione delle proprie idee. Ma il tutto risulta essere troppo perfetto, lineare, proprio come in una commemorazione. Le canzoni d' epoca ricreano un tessuto emotivo che aggroviglia lo spettatore in una trappola emozionale da cui dovrebbe coraggiosamente fuggire. Il funerale, le bandiere rosse, i pugni alzati. Di nuovo. La Commemorazione. Ma allora c'è da chiedersi, dove erano tutte quelle braccia quando Peppino denunciava e sfotteva la mafia per radio? Dove erano i possessori di quelle braccia, le loro menti, le loro bocche? Sembra che l' unione nella lotta sia più semplice quando si può fare nel nome di qualcuno. Nel nome dell' eroe, del martire. Le frasi Peppino vive e lotta insieme a noi mi riempiono di tristezza. Perchè la verità è ben altra. E' che Peppino è morto e non può più lottare insieme a voi. Il fatto è che la morte sembra diventare un incentivo all' eternità, alla compiutezza di un ideale. Sembra che solo il sacrifcio diventi la realizzazione di un progetto, la sua consacrazione. Ma non è così. Qualcuno diceva: "Beati quei popoli che non hanno bisogno di eroi". Perchè un eroe è solo un volto, è una scusa, un' eroe è solo un' illusione. Marco Tullio Giordana ha fatto un film molto bello e proprio per questo, per il fatto che le emozioni scaturiscono, le lacrime sono libere di scendere, i brividi di correre lungo la pelle, fondamentalmente sbagliato. In questo modo la morte di Peppino assume una valenza tragica che porta a compimento i procedimenti della storia raccontata. In questo modo le sue azioni, le sue parole, assumono un' importanza nuova solo alla luce della sua morte. Ma quello che conta, in realtà, è ciò che si riesce a compiere in vita, senza il sacrificio, senza il martirio. Quello che conta è la presa di coscienza diretta, la lotta giornaliera, il tentare di trovare un modo di realizzazione della propria ideologia. E questo è quello che Peppino cerca di fare molto coraggiosamente. Ma il fatto che lui venga fatto a pezzi e trasformato in una sorta di eroe uccide tutto questo, uccide ogni suo sforzo e ogni sua decisione. Perchè nel terreno della memoria, del mito, tutte le contraddizioni alla fine vanno spegnendosi, tutte le problematiche sembrano risolversi. Ma visto che la lotta è un qualcosa di fondalmente dialettico si deve basare per forza sulla realtà, e quando questa è sbagliata sul tentativo di rovesciarla. Perciò dico che le emozioni che ho provato durante la sequenza del funerale sono sbagliate, perchè portano il tutto su un terreno mitico, infatti sono girate in bianco nero, sono un ricordo, ancora una volta, una commemorazione.
Questo perchè, fondamentalmente, il periodo in cui viviamo ha perso quasi del tutto, nel bene e nel male, quella carica politica che aveva visto impegnarsi molti giovani nel '68 e poi nel '77. Quindi ai nostri occhi quelle vicende, quegli episodi, quegli avvenimenti non possono essere altro che un ricordo e a quanto pare, da come ce li mostra il regista, un bel ricordo. Sembra quasi che Giordana sia contento di rivivere quel periodo, forse perchè gli riporta alla mente la propria giovinezza, ma proprio per questo alla fine perde il suo contatto con la realtà presente. In questo i Cento passi non è per nulla dialettico, non rievoca il passato nel nome del presente lo rievoca e basta. Quasi a voler dire: guarda come era bello venti anni fa. Certo, qualcuno moriva, ma poi c' erano i compagni con le bandiere e gli striscioni in mano a ricordarlo. No. E' sbagliato. Non va bene. Bisogna ritrovare un nuovo impegno, una nuova lotta. Solo che adesso il nemico non è più chiaro come prima, è più subdolo, si insinua fra le pieghe della mente, ti anestetizza. Quella di oggi non è più una lotta politica, è una lotta morale.
Quella di oggi è una lotta contro i propri demoni.
Speriamo senza più il bisogno di eroi.
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