Regia di Giorgio Treves vedi scheda film
All’origine c’è un bel testo di Remo Binosi, “L’attesa”, recitato in teatro da Maddalena Crippa ed Elisabetta Pozzi che, tra l’altro, ogni sera si scambiavano le parti delle due protagoniste. Nel Veneto del ’700 una ricca e viziata figlia di nobili quasi decaduti rimane inaspettatamente incinta. Per punizione, ma soprattutto per nascondere la “vergogna” alla bella società e in primis al futuro sposo, la giovane viene rinchiusa nella dimora di campagna, sotto l’occhio vigile della nutrice Piera, di uno stalliere alla “Lady Chatterley” e di una disgraziata anche lei in dolce attesa che, in cambio di vil denaro, alla fine delle gravidanze dovrà compiere l’ineluttabile. Temi interessanti (la doppia maternità, l’interclassismo, le varie dipendenze psicologiche) che nelle mani di un regista di cinema potevano trasformarsi in “qualcosa di sinistra” e soprattutto di veramente sinistro. E invece siamo alle solite: piattume televisivo, stereotipi, latitanza di idee (estetiche, tecniche...) che sia una. Chiara Muti continua a essere un simpatico malinteso. Stefania Rocca se la cavicchia. Ma la domanda, come si suol dire, sorge spontanea: perché non affidare i ruoli alla Crippa e alla Pozzi?
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