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Un eroe

Regia di Asghar Farhadi vedi scheda film

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La recensione su Un eroe

di maurizio73
7 stelle

Il carosello di menzogne che si mette in moto per compensare le perversioni di un sistema di potere che manipola senza scrupoli i destini individuali, finisce per toccare i fili di un meccanismo troppo complesso dove ciò che è eticamente accettabile non è quale sia la verità ma come essa possa o debba apparire.

Il permesso premio di Rahim, in carcere per debiti, è l'occasione per potersi riscattare quando insieme alla nuova compagna si decidono a far apparire l'uomo come un cittadino modello che restituisce alla legittima proprietaria una borsa rinvenuta per caso dalla donna. Tra la manipolazione mediatica delle autorità carcerarie, quella di una benemerita onlus per i diritti civili e l'ostinazione di un creditore ed ex cognato, l'uomo piomba in un ginepraio morale e legale da cui non riesce a trarsi d'impiccio.

 

locandina

Un eroe (2021): locandina

 

Le héros des menteurs...a fin di bene

 

 

Lo stato dell'arte di una società patriarcale, dominata dall'ipocrisia e da centri di potere istituzionalizzati e senza scrupoli, trova in questo racconto pirandelliano tratto da una storia vera (e forse da un soggetto che lo stesso Farhadi ha carpito ad una sua ex allieva!) la summa di una civiltà premoderna che tenta faticosamente di emergere dalle sabbie mobili di una ingombrante tradizione storica attraverso gli strumenti di una modernità mediatica che non sembra attrezzata per manipolare. La cartina al tornasole di queste stridenti contraddizioni, come sempre avviene con tutte le forme di coercizione emanazione di un potere centralizzato, sono da un lato i perniciosi effetti che si ripercuotono sui soggetti con meno potere contrattuale (sprovveduti, donne, bambini...tanto più se blesi) e dall'altro l'acuirsi di quelle sperequazioni sociali dalle quali hanno preso le mosse, in un circolo vizioso da cui non sembra esservi scampo e che trova il proprio correlato formale nella stessa struttura ellittica della narrazione. Il tragicomico gioco dell'oca a cui è sottoposto il protagonista trova il suo occulto motore immobile nell'insistenza con la quale si ostina a pigiare sul pedale della notorietà mediatica come strumento di riscatto sociale e che finisce per sospingerlo passo dopo passo verso la casella iniziale della sua esclusione civile, in un teatro delle parti dove ognuno gioca il proprio ruolo sul filo sottile dell'ambiguità e dell'omissione e dove l'avanzata del più forte finisce per ostacolare o scacciare indietro le ingenue velleità del più debole. Il carosello di menzogne che si mette in moto per compensare le perversioni di un sistema di potere che manipola senza scrupoli i destini individuali (debitori in bolletta, nubili attempate, giovani senza dote, bambini indifesi e via via fino alla spada di Damocle che pende sui condannati alla pena capitale in una spietata teocrazia dell'occhio per occhio) finisce per toccare i fili di un meccanismo troppo complesso da governare e che è impossibile accordare sulle frequenze di una giustizia uguale per tutti e dove ciò che è eticamente accettabile (come spesso accade nei film dell'autore di Una separazione e Il cliente) non è quale sia la verità ma come essa possa o debba apparire, fino a trascinare i protagonisti sull'orlo di una tragicomica disperazione o impotenza sociale. Un film, l'ennesimo, di un grande maestro del cinema iraniano che poggia sul solido meccanismo di una sceneggiatura ad orologeria e sulla sapiente direzione degli attori, ma che sembra riecheggiare di beffarde risonanze metatestuali da teatro dell'assurdo nel soggetto di una vicenda reale con ben due cause intentate al suo autore: quella del vero protagonista dei fatti narrati che lo cita per diffamazione (persa dal querelante) e quella di una sua allieva che gli rinfaccia in tribunale la pratica baronale (e latamente maschilista) del plagio (vinta e... poi persa! Come c'era da aspettarsi in un paese delle prevaricazioni di cui sopra); nulla che tolga i meriti cui si accennava e riconosciuti con il Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes post pandemico del 2021.

 

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