Regia di Asghar Farhadi vedi scheda film
L’IMPOSSIBILITA’ DI ESSERE EROI-Sono tante le cose che ne “L’eroe” restano nell’ombra: cosa c’è nel passato di Rahim, il protagonista? Perché l’ex- moglie lo odia tanto e perché è lui solo a prendersi cura del figlio dislessico? Perché è introvabile la donna a cui ha restituito la borsa piena di monete d’oro trovata per caso, anziché tenersela per sé e riscattare il debito contratto con il suocero e evitare cosi la prigione? E perché asseconda la direzione del carcere nella costruzione della propria immagine di un eroe divenuto tale grazie alla riabilitazione in prigione? In sintesi è davvero un eroe, vittima della propria ingenuità, o il sorriso aperto sul suo volto svela l’astuzia dell’opportunista? Oppure il suo è il romanzo di formazione di chi, dopo un travagliato percorso, acquisisce una coscienza e si ribella allo sfruttamento in video del figlio? In realtà possiamo supporre che Farhadi voglia proporre a noi spettatori un itinerario alla fine del quale si giunga alla consapevolezza dell’impossibilità di essere autenticamente eroi nel mondo contemporaneo, qualunque gesto si compia, chiunque sia la persona che lo compia? Il bene e il male sono aleatori, si scambiano con estrema facilità i ruoli, in una società condizionata da opinioni pubbliche manipolabili dai social e volubili, disabituate alle complessità del reale. Il fascino del lungometraggio non sta tanto nella tesi non nuova alle nostre latitudini, ma nella capacità del regista di adattarla a un contesto specifico, ovvero in Iran, a Shiraz, la culla dell’antica civiltà persiana, il luogo ove riposa in una tomba sopraelevata il re dei re Serse. L’effetto è estraniante certo, ma l’afflato etico ne acquista in limpidezza: ovunque la verità ha mille facce, impossibile la pretesa di una disanima esaustiva, ogni questione ha lati opposti, e alla fine ciò che consente il riscatto è la scelta di chi non essere.
Un eroe (2021): Amir Jadidi
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