Regia di Ridley Scott vedi scheda film
FESTIVAL DI VENEZIA 78 - FUORI CONCORSO Chi meglio di Ridley Scott può dire (nuovamente) la sua sulle dinamiche di un duello, quando sono trascorsi ormai quasi 45 anni dal suo folgorante esordio, avvenuto proprio con I duellanti?
Già avvezzo a giostrarsi su contesti storici complessi che richiedono ingenti sforzi di ricostruzione, seppur ora più a livello di grafica computerizzata e dunque virtuale, piuttosto che scenografico/artigianale, l'ottantaquattrenne dinamico cineasta che, come Spielberg, ormai si muove dirigendo due film alla volta senza sosta, probabilmente anche per una questione di costi fissi (dopo questo colossal, sarà la volta del blasonato House of Gucci, sempre con Driver in testa al cast) si muove a suo agio connscen grandiose e di largo respiro.
Le stesse, ora più elaborate, che ci fecero emozionare a fine '90 col Gladiatore, che ritrovammo ne Le crociate e, in parte, pure in Robin Hood.
La sceneggiatura inoltre si occupa di un caso singolare, assai attinente e pertinente allo scottante contesto contemporaneo di questa epoca di "me too" che ha fatto seguito agli scandali legati al nome di personaggi discutibili come il produttore e brutalizzatore con ricatto Weinstein e di altri celebri uomini dello star system hollywoodiano e non, e, più in generale, dando vita a comprensibili fenomeni di rivendicazioni di parità di trattamento e di invito a porre fine alle omertà sulle violenze subite dalle donne, da parte dell'altro sesso.
Qui la storia è esemplare ed sufficientemente documentata da fatti storici, in grado di poterla ricostruire senza eccessivo ricorso a licenze narrative. Tuttavia la storia di due nobiluomini amici per la pelle al punto da salvarsi la vita reciprocamente in battaglia, ma poi già divisi da questioni di eredità legate al matrimonio di uno dei due con la bella figlia di un possidente terriero, scatena una sfida all'ultimo sangue che ha come oggetto del contendere la moglie dell'uno, una volta che costei accusa l'ex amico del marito di averla violata brutalmente.
Lui nega e lo sciocco re decide di far giudicare la sorte divina, in quello che verrà riconosciuto come l'ultimo duello ufficiale a cui si sarebbe ricorso per dirimere questioni di onore come quella. Scritto dalla nota sceneggiatrice Nicole Holfcener assieme al duo di dritti & bistecconi Damon+Affleck, che hanno anche l'ardire di comparire rispettivamente come co-protagonista e secondo ruolo, il film tecnicamente si rivela perfetto, per quanto di puro mestiere e mai emozionante.
Ma sono i personaggi che proprio non funzionano: Damon che si muove come John Wayne, Affleck biondo che fa davvero ridere...la donna contesa con le sue labbra pittate anzi scolpite dal migliore male up artist sul mercato. E poi dialoghi assurdi qualora contestualizzati in un periodo storico così lontano.
Ci vorrebbe il rigore e lo scrupolo di un Annaud (vedi Il nome della rosa, che fece scandalo per la mostruosità con cui venivano caratterizzati i personaggi coinvolti nella vicenda) per rendere più verosimili queste sontuose trasposizioni, troppo superficialmente adattate al linguaggio, al modo di fare e di comportarci di oggi, in evidente e stridente contrasto con la realtà storica del contesto storico contemplato.
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