Regia di Ridley Scott vedi scheda film
Francia, XIV secolo: Sir Jean de Carrouges (Matt Damon) sfida a duello il vecchio amico Jacques Le Gris (Adam Driver) allo scopo di vendicare l'offesa da quest'ultimo arrecatagli. Le Gris, infatti, è stato accusato da Marguerite (Jodie Comer), moglie di Carrouge, di averla stuprata quando il marito era assente, perché impegnato in una campagna militare in Scozia.
La penultima fatica del regista britannico Ridley Scott, uscita nelle sale cinematografiche nel 2021, poco prima di "House of Gucci", narra delle vicende che portarono all'ultimo duello ordalico della storia, una forma di "combattimento giudiziario" particolarmente diffuso nell'età Medioevale, in cui le parti contendenti si sfidavano rimettendosi al giudizio di Dio: l'esito del duello avrebbe sancito il risultato della contesa giudiziaria, poiché, secondo il modo di vedere dell'epoca, Dio non avrebbe potuto non premiare attraverso la vittoria colui che fosse stato "nel giusto".
Il regista Ridley Scott si è basato sul romanzo storico "L'ultimo duello", di Eric Jager, e ne ha tratto un'opera vigorosa e storicamente accurata, indubbiamente tra gli esiti migliori della sua filmografia più recente.
Un Medioevo barbarico e crudele, in cui i matrimoni avvengono soprattutto per interesse economico (Carrouge sposa Marguerite mirando principalmente alla sua ricca dote: il fatto che la donna sia particolarmente affascinante è, come dire, un valore aggiunto, poiché in questo modo egli può unire "l'utile" al "dilettevole"), le donne sono considerate poco più che oggetti e, nel momento in cui non adempiono ai doveri del matrimonio (ovvero assicurare al marito una prole), vengono guardate da tutti con sommo disprezzo. Un'epoca in cui i signorotti locali spadroneggiano nei loro feudi e impongono il loro volere grazie all'appoggio armato dei loro fidi cavalieri, i quali, in tal modo, cercano di assicurarsi le grazie dei loro signori per ottenere prestigi sempre maggiori e "avanzamenti di grado".
In un contesto del genere la domanda sorge spontanea: c'è un "buono"? Dovrebbe esserci, nella persona di Jean de Carrouge, che in realtà però non è altro che un rozzo individuo non meno egoista e violento dei suoi avversari: egli non combatte per ristabilire giustizia e verità, egli combatte semplicemente per il suo prestigio e per odio nei confronti del suo acerrimo rivale Le Gris, nei confronti del quale medita vendetta da anni (tale contrasto non può non riportare alla mente dello spettatore personaggi e situazioni de "I duellanti").
Tecnicamente parlando, la pellicola è realizzata in maniera mirabile: Scott sfrutta abilmente scenari e ambientazioni naturali, cercando di ottenere un certo realismo a livello figurativo (come si evince, ad esempio, dalle sequenze che si svolgono in interni, al lume di candela), aiutato anche dalla superba fotografia dai toni volutamente freddi di Dariusz Wolski. Tutto questo senza rinunciare ad una buona dose di spettacolarità, ad esempio nella ricostruzione delle scene di battaglia, e mantenendo desta l'attenzione dello spettatore per quasi due ore e mezza di durata.
Jodie Comer, nel ruolo della casta moglie del protagonista, è assolutamente in parte; sorprendentemente all'altezza l'irriconoscibile Ben Affleck, nel ruolo del viscido Conte Pierre; ammirevoli poi gli antagonisti Matt Damon e Adam Driver, che mettono tutta la loro fisicità a servizio dei loro personaggi.
Notevole il rabbioso duello finale tra i due contendenti, ricostruito dal regista con una meticolosità degna di Kubrick: d'altronde Ridley Scott è ben noto per il suo perfezionismo e per la cura quasi maniacale che contraddistingue il suo lavoro.
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