Regia di Ridley Scott vedi scheda film
Discontinuo, afflitto da un incipit totalmente incomprensibile, confuso e confusionario. Come il buon vino, migliora con il passare del tempo, pur non facendo miracoli. Interessante la storia vera da cui ha tratto ispirazione, e valide la fotografia e la ricostruzione storica. Rimandato, ma non bocciato.
Ci sono film che si amano o si odiano, senza mezze misure. The Last Duel non è fra questi. Qui, elementi di pregio si incontrano e scontrano con exploit non necessari, pensati per aggiungere originalità, ma che finiscono per essere inutilmente verbosi.
L'opera si modella attraverso una narrazione tripartita, in cui lo spettatore viene calato nei panni, e nella prospettiva, di ciascuno dei protagonisti. Il primo errore è la ripetitività: sembra di assistere a repliche infinite. Assai meglio sarebbe stato limitarsi a mostrare una linea temporale unica, e, poi, arricchirla "strada facendo" di punti di vista individuali tramite la rappresentazione di fatti non condivisi con gli altri due personaggi. In questo modo si sarebbe risparmiato anche parecchio tempo, che si sarebbe potuto destinare alla linea di eventi principali, che, così come narrata, ha buchi enormi e lascia molto (troppo) in sospeso.
Come una fotografia mossa, o sfocata, qui si notano delle storpiature che non ci si sarebbe aspettati da un simile cineasta: la prima mezz'ora sembra frutto di un montaggio dissennato, o la versione "avanti veloce" di un film. Si salta di qua e di là nell'arco di svariati anni, senza dare tempo allo spettatore per comprendere situazioni, rapporti, nè come si arrivi da A a B. Il secondo e il terzo capitolo non colmano quelle lacune, ma per lo più reiterano scene già viste. A che pro? Non è dato saperlo!
Se mai si potesse sostenere che un film abbia un difetto oggettivo, questo sarebbe il caso. E dispiace dirlo, visto il regista e la presenza di pregi non indifferenti nell'opera, che soffre semmai di una volontà di stupire e uscire dagli schemi, che ha finito per determinare il risultato opposto a quello desiderato.
A differenza di molti lungometraggi, che soffrono nel finale, questo cresce proprio fino al vertice della tensione, immergendo lo spettatore in una cruenta e spietata giostra medievale. Come una giornata di inverno, che inizia con una fitta nebbia e nuvole, per poi schiarirsi fino a donare un sole caldo in un cielo terso, così The Last Duel inizia pessimamente, recupera un poco nel mezzo, e chiude in bellezza.
Adam Driver interpreta un 56enne che sembra un 30enne, e per la prima volta, complici capelli lunghi, barba e baffi, il suo viso sproporzionato sembra meno ridicolo e quell'aspetto da bamboccione un po' tontolone sembra quasi impercettibile. Il personaggio di Matt Damon, al contrario, sembra quasi caricaturale, e alcune scene sembrano mostrarlo come una sorta di Fantozzi ante litteram.
Un'altra nota stonata è nella recitazione (o nel doppiaggio?) di Ben Affleck, che sembra in tutto e per tutto - linguaggio compreso - un personaggio moderno anzichè medievale: il tutto sembra un po' troppo sopra le righe.
Insomma, la vicenda narrata sarebbe anche interessante, ma il fiato è corto e siamo ad anni luce di distanza dall'epica guerriera de Il Gladiatore, o perfino de Le Crociate. Qui Scott abbandona molta della retorica di quelle opere, a favore di un apprezzabile realismo, che, però, non paga, nè appaga appieno le aspettative.
Chiudendo il cerchio, difficile mettere questo film nell'Olimpo cinematografico, ma altresì ingiusto relegarlo al gradino più basso: luci e ombre si intersecano, per un risultato discontinuo, a tratti discutibile, detestabile, ma pure apprezzabile e gradevole, soprattutto grazie a una solida fotografia e qualche spunto di riflessione sociale ed esistenziale.
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