Regia di Ridley Scott vedi scheda film
USCITO AL CINEMA IL 14 OTTOBRE 2021
VISTO IN STREAMING SU RAKUTEN TV
Nell’oscurità culturale della guerresca Francia medioevale, una donna colta e coraggiosa, violentata senza ritegno da uno stimato scudiero ex compagno d’armi del marito cavaliere, sfida tradizioni e leggi retrograde quanto inique e mette in gioco la propria vita per difendere l’onore e in nome della giustizia. E, seppure alla fine la verità sarà quella da lei raccontata, solo la volontà di Dio vi porrà il sigillo con l’esito di un sanguinario duello.
Il regista Ridley Scott torna nei cinema e lo fa con quella che forse è la sua più antica passione, il film storico in costume, che dal 1977 con I duellanti (suo primo lungometraggio in assoluto), è passata per 1492 - La conquista del paradiso (1992), Il gladiatore (2000), Le crociate (2005), Robin Hood (2010) ed Exodus: Dei e Re (2014). Va detto che, dopo alcuni mezzi passi falsi, il grandissimo cineasta inglese convince nuovamente lo spettatore che da lui si aspetta sempre se non il massimo, almeno qualcosa che ci si avvicini. Questo The Last Duel – ispirato a fatti realmente accaduti ai tempi della Guerra dei cent’anni e che hanno cambiato la storia - non è I duellanti e non è Il Gladiatore, ma è già qualcosa di più de Le crociate. E questo mi ha confortato non poco.
Scott dirige da maestro un film impeccabile in quanto a ricostruzione storica, a scenografie (Max), abiti d’epoca (Yates) e armature e armi, con una fotografia di prim’ordine (Wolski) e una colonna sonora all’altezza (il fidato Harry Gregson-Williams, al quarto film con RS). Come in tutte le altre opere del genere, il regista ormai ottantaquattrenne, dimostra la sua attitudine alla ricostruzione delle battaglie e dei cruenti scontri fra soldati ricoperti di ferro. In particolare il duello finale è magistrale per un realismo che è spettacolo puro, a cominciare dal clangore di spadoni, pugnali e bracciali e schiniere che si scontrano, stridono e cigolano come se tutto stesse accadendo per davvero.
Già solo per gli elementi su citati, siamo di fronte a un film che merita quattro stellette piene. Particolarità della narrazione in immagini è la divisione in tre lunghi flash back che inscenano i fatti dal punto di vista dei tre protagonisti principali. Una scelta artistica che, se a tratti rende meno scorrevole il godimento dell’opera, per altri versi ne fa un componimento filmico autoriale di alto livello.
In un cast composto da attori di rango elevato e comprovata esperienza, emerge la protagonista femminile, colei che subisce l’onta dello stupro e decide di non logorarsi per il resto dell’esistenza in un silenzio senza giustizia. Nei panni dell’eroina scottiana è Jodie Comer, attrice britannica fino a questo momento conosciuta soprattutto per i suoi ruoli televisivi (in particolare nella serie Killing Eve, 24 episodi dal 2018 al 2020). Nei panni del marito smanioso di vendicare più la propria reputazione che il dolore della moglie, è un Matt Damon (anche sceneggiatore della storia tratta dal romanzo di Eric Jager) in grandissimo spolvero (di nuovo ad alti livelli dopo Le Mans '66 - La grande sfida, del 2019), che mette in scena un esperto, coraggioso combattente, di una rozzezza quasi primitiva. L’accusato è uno smagliante Adam Driver (nel 2021 al servizio di Scott anche in House of Gucci), che personifica lo scudiero affascinante quanto ambiguo, incapace di controllare la passione carnale e per questo artefice della propria rovina. Immancabile al fianco del sodale Damon c’è Ben Affleck (anch’egli fra gli sceneggiatori e nel 2021 pure nel cast di The Tender Bar), alquanto in palla nei panni del conte che contempla gli eventi dall’alto del proprio status nobiliare, prima con ironia e distacco, ma infine con la mestizia di chi assiste allo scempio del proprio pupillo.
Insomma, un filmone con pochi nei per una serata di cinema con la C maiuscola, senza aspettarsi una prova del Ridley Scott dei tempi andati. Voto 8,4.
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