Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
"Ehi, Frank! Porca vacca, che cosa ci fai qua?".
"Jerry! Vengo a dirti che cosa farai tu, invece: la NASA ci manda nello spazio fra quaranta giorni!".
"Mi sono sempre chiesto chi rimbambiva per primo... Demenza senile: ti ricordi benissimo che cosa successe quarant'anni fa e non riesci a ricordarti che cosa hai mangiato a colazione".
[Donald Sutherland e Clint Eastwood]
"Ciao".
"Ciao".
"Sai quale fu il giorno peggiore della mia vita?".
"No".
"Quello in cui Armstrong mise piede sulla Luna. Credo che fui l'unico al mondo che voleva suicidarsi".
"Ti ringrazio, Frank. Non ci parliamo da dodici anni e ho sempre continuato a domandarmi che cosa mai avrebbe potuto spingerti al suicidio...".
[Clint Eastwood e Tommy Lee Jones]
John Herschel Glenn, ex pilota dei Marines, è stato il primo astronauta americano in orbita intorno alla Terra: il 20 febbraio 1962, a bordo della Friendship 7, effettuò in neanche cinque ore tre giri completi attorno al globo. Nel 1983 il regista Philip Kaufman affiderà a Ed Harris il compito di interpretarlo nel film Uomini veri, cronaca delle storiche imprese dei sette astronauti del programma spaziale Mercury. 26 anni dopo le sue tre orbite attorno alla Terra, il 29 ottobre 1998, Glenn raggiunse un nuovo primato: divenne, infatti, a 77 anni d'età, la persona più anziana ad aver viaggiato nello spazio, partecipando ad una missione di nove giorni sullo Space Shuttle. È proprio lui, citato direttamente in una battuta dei dialoghi, ad essere omaggiato dai due sceneggiatori di Space Cowboys, Ken Kaufman e Howard Klausner, in questa spettacolare e coinvolgente incursione di Clint Eastwood in una science-fiction situata a metà strada tra il vecchio West e le profondità dello spazio (non quelle inesplorate, però: la Luna è a un passo...).
Frank Corvin (Clint Eastwood), William "Hawk" Hawkins (Tommy Lee Jones), Jerry O'Neill (Donald Sutherland) e Tank Sullivan (James Garner) sono i quattro membri del Team Deadalus, squadra dell'aviazione militare statunitense alle prese con l'esplorazione dell'atmosfera e il sogno del viaggio nello spazio. Nel 1958, però, il governo americano, allarmato dai progressi sovietici nell'esplorazione spaziale, ratifica la conclusione dei loro esperimenti e collaudi: nasce la NASA e il Team Daedalus viene smantellato. Quarant'anni dopo, Frank, Hawk, Jerry e Tank tornano in pista, richiamati proprio dal loro vecchio capo, Bob Gerson (James Cromwell) e dalla sua assistente, l'ingegnere aerospaziale Sara Holland (Marcia Gay Harden), per recuperare Ikon, un satellite per telecomunicazioni russo in avaria: il sistema di guida del satellite, infatti, utilizza una tecnologia ormai obsoleta, progettata proprio da Frank Corvin ("Il progetto è precedente a tutti i sistemi di guida esistenti: era avveniristico per il 1969, ma ora questa tecnologia è obsoleta, i nostri ingegneri attuali neanche ne conoscono il linguaggio e quanto agli anziani... sono tutti morti") e misteriosamente impiegata anche dai sovietici a bordo del loro satellite. È Sara a chiarire a Frank la gravità della situazione, perchè tra lui e Gerson, dopo le delusioni del passato, non scorre buon sangue:
"Dove sta orbitando?".
"A 1600 chilometri".
"Velocità di abbassamento?".
"8000 metri al giorno, in accelerazione".
"Sta tornando a casa... in cinque settimane al massimo, direi".
"Coincide con i calcoli della NASA, ma questo è quanto: Corvin, lei ha progettato il sistema: se qualcuno può risolvere il problema, questo è lei!".
Corvin ha già una soluzione, che Gerson è costretto malvolentieri ad avallare:
"Manda su la mia squadra e ti ripariamo il tuo ferrovecchio".
"Ti dispiace ripetere, per favore?".
"Team Daedalus:Jerry, Hawk, Tank. Mandaci lassù".
"Questo è uno scherzo, dico bene?".
"No, affatto. Eravamo il meglio del meglio, lo ammetterai anche tu, Bob".
"Tu quanti anni hai, Frank?".
"Abbastanza per sapere che hai le chiappe a rischio".
"Sara, scusaci un minuto, sta per diventare una questione personale".
"Io so che tu non hai più alternative, altrimenti non ti saresti mai rivolto a me".
"Questa l'hai capita molto bene".
"Allora: tu hai un satellite che precipiterà fra 34 giorni, troppo grosso per recuperarlo, e per una qualche ragione non vuoi che rientri e si distrugga nell'atmosfera. Io ho progettato il sistema e solo io te lo posso riparare".
"Non so come fare a dirtelo, Frank, ma tu sei un vecchietto...".
"Ah sì? Ma sono anche la tua unica risorsa e tu lo sai quanto me: hai mandato su Glenn, no? Aspetterò tue notizie...".
"Hai raggiunto l'età pensionabile ben cinque anni fa".
"Quattro...".
"Dai, Frank, per una volta in vita tua cerca di fare gioco di squadra: addestra la gente, se vuoi, ma quel difetto di progettazione lascialo sistemare alla NASA".
"Non c'è nessun difetto! Che sia arrivato su un satellite sovietico nel pieno della Guerra Fredda è l'unico difetto che ho notato. E come è potuto succedere, Bob?".
"Non lo so".
"Questo non è un lavoro per me, io non ce la faccio ad addestrare qualcuno che possa andare in orbita in tempo: non ti resta che mandare su il vecchio Team Daedalus. Tu puoi soltanto prendere o lasciare".
Così, sorpresi ma entusiasti per l'imprevista opportunità concessagli, i quattro arzilli nonnetti dello spazio affrontano il duro addestramento e preparano ogni dettaglio della missione che li attende: intercettare il satellite, catturarlo con il braccio meccanico dello Shuttle e, in un arco di tempo di 48 ore, riparare il sistema di guida, riconfigurarlo e poi rimettere Ikon in orbita geostazionaria per mezzo dei razzi del modulo di sostegno. Nonostante le perplessità generali, il direttore di volo della NASA, Eugene Davis (William Devane), autorizza, comunque, la missione, dettando a Frank le sue condizioni: "Io sono il direttore di volo e posso affondare questa impresa: quando dico 'fine' è la fine e non intendo affidare uno Shuttle nuovo di zecca a quattro pivelli con un mese di addestramento. Ti porti due dei miei con te: Ethan, che è un moccioso leccaculo, e Roger, che è uno stronzetto arrogante. Ma sono i due migliori astronauti della scuderia". Una volta nello spazio e intercettato il satellite, un'inquietante scoperta attende gli astronauti del Team Daedalus: a bordo dell'Ikon, infatti, trovano sei missili armati di testate nucleari e puntati su altrettante aree metropolitane degli Stati Uniti. La missione, affrontata inizialmente con spavalderia, quasi fosse un gioco da "ragazzi", si trasforma improvvisamente in una disperata corsa contro il tempo e solo grazie al sacrificio di Hawk gli uomini del Team Daedalus riusciranno a scongiurare la catastrofe...
Girato con la collaborazione della NASA, che ha consentito le riprese di alcune scene nei centri di Cape Canaveral e Houston, Space Cowboys, ventiduesima regia dell'uomo dalla cravatta di cuoio, è un'ode impettita e giocosa alla purezza del coraggio, all'inesorabilità del trascorrere del tempo, a quella maledetta seconda opportunità, sospirata da una generazione ormai al tramonto, che invece giunge a incresparne il disincanto e a trasformarne le gesta in esemplare lezione di vita. Eastwood osserva questi inossidabili e temerari eroi del cielo e dello spazio con bonaria indulgenza e sguardo affettuoso, sospeso tra malinconia e, soprattutto, una vena di irresistibile ironia, disseminando di gag esilaranti le tappe del loro addestramento ("Sono un ingegnere, ho smesso di correre quando Nixon era ancora presidente"...) per poi virare ritmo e toni della narrazione su registri più tesi e incalzanti quando la vicenda assume proporzioni drammatiche e spettacolari. Space Cowboys non è un film perfetto: la vicenda prettamente (fanta)scientifica, infatti, appare drammaturgicamente piuttosto convenzionale (ma con Clint il termine "convenzionalità", come anche in questo caso, va interpretato esclusivamente come "essenzialità": stilistica, formale, narrativa), in alcuni frangenti gli eccessi retorici stridono con la leggerezza dell'assunto: peccati veniali di un'opera comunque riuscita e tutt'altro che "minore", sorretta, poi, da un cast stellare (dal quartetto di protagonisti principali, con un Donald Sutherland incontenibile, allo strepitoso William Devane nei panni di Eugene Davis, il direttore di volo dal centro operativo di Houston, fino a Marcia Gay Harden e al sempre impeccabile James Cromwell, per finire con il cameo di Jay Leno nei panni di se stesso durante il suo Tonight Show in cui ospita i quattro astronauti). Effetti speciali visivi supervisionati da Michael Owens della Industrial Light & Magic, fotografia, splendida, di Jack N. Green, montaggio del mago Joel Cox, con Eastwood in ogni suo film (con la sola eccezione di Firefox) da Il texano dagli occhi di ghiaccio (dove fu assistente di Ferris Webster) in poi. Sull'ultima, poetica sequenza del film, che introduce i titoli di coda, Frank Sinatra, accompagnato dall'orchestra di Count Basie, canta Fly Me to the Moon (testi e musiche di Bart Howard), uno dei suoi immortali cavalli di battaglia e perla conclusiva della colonna sonora curata da Lennie Niehaus e dallo stesso Eastwood.
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