Regia di Danny Gold vedi scheda film
La vita media si è allungata e oggi moltissimi attori, cantanti e registi che hanno passato i novant'anni sono ancora in salute e in attività. Partendo da questo ragionamento Carl Rainer, che è uno di questi longevi artisti, va a intervistare Kirk Douglas, Stan Lee, l'amico di sempre Mel Brooks e tanti altri.
Al mattino, appena alzato, Carl Reiner – classe 1922 – controlla immediatamente il giornale alla pagina dei necrologi: se non trova la sua faccia, fa colazione e si prepara per un'altra impegnativa giornata. Da questa battuta nasce l'idea di girare un documentario sugli artisti superlongevi ancora in attività nel 2016; Reiner incontra naturalmente l'amico di sempre Mel Brooks (1926), ma anche Stan Lee (1922), Tony Bennett (1926), Kirk Douglas (1916), Dick Van Dyke (1925) e tanti altri, per discutere con loro dei segreti – e più spesso dei misteri – della longevità in salute. Sicuramente c'è una buona componente di fortuna, convengono tutti, ma allo stesso modo è certo che contano parecchio anche l'atteggiamento mentale e la strenua volontà di sentirsi utili, fisicamente attivi e impegnati in continui progetti, oltre ovviamente a una vita sana e regolata. L'unica non artista intervistata in questo lavoro è la sportiva (classe senior, naturalmente) Ida Keeling, nata nel 1914 e ancora in gara nei 100 metri per la sua categoria di età: a dir poco impressionante. If you're not in the obit, eat breakfast, con i suoi toni scanzonati e l'humour nero-funebre sempre in risalto, è un'ottima risorsa in termini di ispirazione (e aspirazione) per lo spettatore; produzione HBO, la regia è affidata a Danny Gold. 6/10.
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