Regia di Armando Crispino vedi scheda film
Alfredo è un grigio impiegato sulla cinquantina e ha una sola ragione di vita: la madre anziana e malata. Alla morte della donna, l'uomo cede allo sconforto. Lo aiuterà a riprendersi la frequentazione con una giovane vedova conosciuta al cimitero.
Innamorarsi a cinquant'anni è un film di una tristezza notevole, ma non si tratta del classico 'strappalacrime' a tradimento o, peggio ancora, dietro preciso progetto; è piuttosto una storia in odore di Kafka (sceneggiatura di Cesare Frugoni e del regista, Armando Crispino) che racconta le modestissime gesta di un ometto qualunque sovrastato dalle responsabilità, dalle altrui personalità, dal destino ingrato che pare accanirsi contro di lui. È un film televisivo, ma all'epoca la Rai disponeva budget dignitosi per questo tipo di lavori; fa inoltre parte di un'accoppiata di pellicole – l'altra è Due donne (1981) – raccolte sotto il titolo di Lettere al direttore, ma tra loro indipendenti. Crispino fa un buon lavoro dietro la macchina da presa, Riccardo Cucciolla fa lo stesso davanti; i limiti dell'operazione si ritrovano in una trama scarsa di argomenti che gira intorno alle solite situazioni senza risolverle (o risolversi) fino al pre-finale, e anche nella costruzione delle vicende addossata eccessivamente sul pur bravo Cucciolla: ma un intero film di un'ora e qualche minuto non può reggersi su un solo personaggio tanto arido (quantomeno nelle esteriori manifestazioni dei suoi pensieri e sentimenti), umile, dimesso, ritroso. Nel cast compaiono inoltre Laura Trotter e Mila Vannucci; le musiche sono di Ennio Morricone e la fotografia di Roberto Girometti. 4/10.
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