Regia di Paul Thomas Anderson vedi scheda film
Negli Usa degli anni Settanta un ragazzino, aspirante attore televisivo, si invaghisce di una ragazza di una decina di anni più grande di lui, che lo prende in simpatia e comincia a seguirlo nelle sue disavventure. I due si ritroveranno a vendere materassi ad acqua, a organizzare una campagna elettorale e, infine, nel business delle sale giochi.
Certo, Paul Thomas Anderson non è mai stato un cineasta 'al risparmio', uno che lavora per sottrazione o che propone storie minimali dall'andatura lineare e dalla morale semplice e semplicemente individuabile; con Licorice pizza, però, il Nostro mette in piedi la giostra hollywoodiana più roboante della sua carriera fino a questo momento e, con tutta probabilità, anche la più vacua. Licorice pizza si apre con l'incontro fra Cooper Hoffman (figlio di tanto Philip Seymour, al debutto: superconvincente) e Alana Haim (cantante pop piuttosto nota in America, anch'ella alla prima esperienza su un set cinematografico: se la cava bene), che rifiuta le avances del primo e lascia intuire sin dal fotogramma iniziale che entro la fine del film i due si accoppieranno. Succede inevitabilmente di tutto, a quel punto: materassi ad acqua, Sean Penn e Tom Waits, la crisi del petrolio, campagne politiche, Bradley Cooper vanesio e odioso, sale giochi piene di flipper e, ovviamente, sullo scoccare dei titoli di coda Cooper e Alana se la intendono: sbadigli copiosi al termine di due ore e un quarto di rocambolesca proiezione – e non era affatto facile provocarli. Per strizzare l'occhiolino allo spettatore c'è una colonna sonora stipata di hit rock, da Paul McCartney & Wings a David Bowie, da Chuck Berry ai Doors, con una spruzzata di musiche originali composte dal chitarrista dei Radiohead Jonny Greenwood. Per chi si accontenta, tanto meglio. Sceneggiatura di PTA; la 'pizza di liquerizia' è un'allusione al disco di vinile: Licorice pizza era infatti una catena californiana di negozi di dischi popolare negli anni Settanta. 5/10.
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