Regia di Paul Thomas Anderson vedi scheda film
Licorice pizza, al pari di una americanissima pizza all’ananas, rischia di produrre nausea; addirittura la colonna sonora, una dei pochi elementi che si salvano, finisce per infastidire coprendo, spesso a sproposito, i dialoghi; storia romanzata che si riduce ad una scollata serie di sketch intrisi di American Graffiti, un variopinto divertissement dove giusto Bradley Cooper mette una firma personalissima, al contrario di Sean Penn che sembra passare per caso.
Alla fine, questo sfilacciato tira e molla tra un esuberante quindicenne cicciottello e un’anonima venticinquenne che vorrebbe solo evadere dalla sua vita ancora più anonima, inanella momenti tra l’assurdo e lo stravagante, spaccati di vita fin troppo spaccati, offrendo una carrellata continua di faccione che tracimano lo schermo e siparietti più o meno (molto più i meno) acchiappanti (coi proprietari del ristorante giapponese mi sono tagliato, a dir la verità, anche se pare che scimmiottare la cadenza nipponica abbia creato subito qualche recriminazione).
Il tutto ripercorrendo la vera storia di Gary Goetzman, uno dei più grossi produttori cinematografici in circolazione e collaboratore di Tom Hanks; sicuramente un piccolo genio, ed in grado, all’epoca, di precorrere i tempi (mise su realmente una vendita di materassi ad acqua e un Palazzo dei Flippers) e innamorarsi di una ragazza per forza “più vecchia”, quell’Alana - musicista nella realtà e già conosciuta da PTA - invero abbastanza insipida e capace di giusto tre o quattro espressioni facciali ricorrenti e che nel film vaga perennemente immersa nella sua indecisione, rivestita di entusiasmi fragili, come quando gira irrealmente in costume all’inaugurazione dei materassi ad acqua.
Il figlio di Seymour, Cooper Hoffman, se la cavicchia, lo vediamo spesso sornione o mentre corre al ralenty, comunque in preda al sogno americano (epicentro del film), per fare soldi o baciarsi una venticinquenne.
Può davvero bastare tutto questo mischiume frenetico? Leggo di gente a bocca aperta solo per la guida di un camion in (folle/discesa) in retromarcia.. davvero serve che ci recapitino da epoche spensierate la semplicità, la freschezza, l’incoscienza? Siamo davvero così nostalgici? Possiamo davvero sorprenderci di un’aneddotica costantemente fuori le righe?
In fondo un nuovo embargo lo rivivremo a breve e di politica fasulla, siamo già maestri.
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