Regia di Paul Thomas Anderson vedi scheda film
San Fernando Valley è il luogo mitizzato in cui si svolge l’esile storia d’amore che, intrecciandosi con gli effetti reali della prima crisi energetica del mondo occidentale – oltre che con le lotte politiche locali per l’elezione del sindaco – imprime al film, raccontato senza fretta, il carattere serenamente evocativo della fiaba.
1973 San Fernando Valley – Los Angeles
Com’era consuetudine all’epoca, gli studenti di un liceo con i loro insegnanti si erano messi in posa per la foto-ricordo, alla conclusione di un anno scolastico.
Fra loro il quindicenne Gary Valentine (Cooper Hoffman) a cui la giovane assistente del fotografo, Alana (Alana Haim) aveva offerto specchio e pettine perché desse una sistemata ai rossi capelli irlandesi un po’ ribelli che ne incorniciavano il volto, sul quale erano poco visibili i baffi e la barba, ma non mancavano i segni dell’acne.
Gary era dunque molto giovane, ma aveva già imparato molte cose: aveva fatto l’attore – non per nulla viveva a Hollywood – e sapeva che quell’esperienza negli anni a venire gli sarebbe stata utile nel paese delle opportunità, il migliore dei mondi possibili che l’avrebbe accolto amichevolmente; sentiva che in quel mondo Alana sarebbe diventata sua moglie.
La fotografa gentile gli era subito piaciuta, l’aveva seguita e avvicinata per invitarla a cena e dichiararle tutto l’amore che aveva subito provato per lei.
Alana era sembrata sorpresa e anche un po’seccata dall’impertinenza di quel bambinone, che, tuttavia, non l’aveva lasciata indifferente.
Di Gary, orfano di padre, sappiamo che era abituato alla solitudine: la madre non si curava di lui, ma non gli mancavano gli amici e neppure gli estimatori, a San Fernando Valley.
Alana, invece, aveva una famiglia numerosa, che si era occupata di lei fin dalla più tenera età. Era una famiglia ebrea, di stretta osservanza, aveva da tempo organizzato, senza neppure chiederle un parere, il suo matrimonio, grazie agli accordi familiari che, secondo la tradizione più rigida, prescindevano dalla volontà degli sposi. Alana ne soffriva: si sentiva schiacciata e, nonostante fosse vicina ai venticinque anni, non si sentiva ancora pienamente sicura ed era incerta dell’avvenire.
Viveva anche lei a Los Angeles, ma non pensava al cinema: né bella né brutta – come quasi tutte le ragazze – non conosceva la vita; temeva che al lavoro avrebbe dovuto rinunciare col matrimonio; dell’amore, a cui in cuor suo non intendeva rinunciare, non sapeva nulla.
Uno strano sentimento di tenerezza e di diffidenza nei confronti di quell’ audace e un po’ presuntuoso adolescente si stava impadronendo di lei. L’intento di proteggerlo era accompagnato dalla sensazione che Gary volesse soprattutto allontanare da sé i fantasmi della solitudine, e che in lei avesse individuato la persona in grado di aiutarlo: altro che amore!
Il tema pricipale del film, dunque, sembrerebbe quello dell’incontro, di uno strano amore a prima vista fra due giovani con qualche problema, anche per l’anomalia della differenza d’età: Alana aveva quasi dieci anni più di lui, tema, per altro non insolito nel cinema del passato e oggetto di riflessione recente (prima del 1973 a Hollywood si erano visti almeno due film di Mike Nicholson – Il laureato e Conoscenza carnale – in cui, senza moralismi, il regista aveva messo in scena le pulsioni amorose dei giovani, e si era interrogato sulla differenza d’età.
PTA racconta in verità la storia di un uomo e di una donna – attratti reciprocamente – che si ameranno davvero solo dopo aver superato insieme una serie di eventi imprevedibili che li avevano messi alla prova modificandone sia le ingenue convinzioni, sia la generosa apertura al mondo.
Il “migliore dei mondi possibili”, per quanto apparentemente molto aperto ai coraggiosi che volevano farsi da sé, avrebbe rivelato presto a Gary la sua feroce violenza, la sua scarsa ospitalità per lui, che appena un po’ lontano da San Fernando Valley era finito in galera senza motivo e ne era uscito, con l’aiuto di Alana, senza spiegazioni…
Il mondo della libertà e della libera concorrenza era anche quello dei consumi inutili, indotti dalla diffusione martellante della pubblicità, che non si faceva scrupolo nell’utilizzare le immagini provocanti e disinibite del corpo delle modelle per promuovere le vendite di incredibili materassi ad acqua.
Era il mondo dei vecchi attori nostalgici, che nell’alcol dimenticavano le delusioni; quello dei nuovi divi spregiudicati diventati pornostar; quello delle fanciulle ingenue come Alana tentate dalla fama e lusingate dalle promesse; quello delle code davanti alle pompe di benzina, rimaste a secco; quello dei politici ipocriti che cercavano voti nascondendo la propria omosessualità…
Un mondo, insomma, da conoscere per allontanarsene velocemente, affrontando, senza benzina, la discesa all’indietro dell’automezzo inservibile: rischiosa operazione, superabile in due, perché, in quel mondo, come dappertutto, è bello aiutarsi, quando, finita anche l’ultima risorsa disponibile, si può, se ci si ama davvero, trovare il modo per uscire, sia pure con fatica.
Gli stilemi ricorrenti nel cinema di PTA, si riconoscono, dunque, anche in questo film, nel quale con prodigiosa leggerezza il regista incastra piccoli pezzi di storia (e di storie), percorsi musicali, suggestioni di vecchie immagini, e i camei di anziani attori notissimi, che sanno sorridere di sé, lasciando ai giovani, molto meno noti, l’onore della scena.
Il risultato è un film leggero, di atmosfere suggestive, che, permettono di cogliere, oltre la finzione, la verità profonda di personaggi amabilmente contraddittori, le loro ambiguità, specchio metonimico del mondo americano, in cui convivono idealismi generosi, acritiche ingenuità e ciniche spregiudicatezze.
Meraviglioso film, che, come dicono (quasi) tutti, fa star bene, trasportandoci nell’atmosfera incantevole di un’opera in cui la love story fra un adolescente un po’ avventato e una donna più grande ma immatura si conclude col poetico lieto fine, molto gradito, in questi tempi cupi, dagli spettatori che non disdegnano le fiabe.
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