Regia di Paul Thomas Anderson vedi scheda film
Se regia, fotografia e colonna sonora sono eccellenti, purtroppo sul lato della scrittura si accumulano pecche che mi fanno concludere che ci traviamo di fronte a un Anderson minore. Mancano una struttura narrativa forte e l'approfondimento psicologico dei protagonisti e della loro strana relazione.
Licorice Pizza prende le mosse dall'incontro tra la venticinquenne di buona famiglia ebraica Alana Kane ed il quindicenne attore ragazzino Gary Valentine che crescono, si rincorrono, aprono rivendite di materassi ad acqua e si innamorano nella Los Angeles del 1973, nel pieno della crisi petrolifera che lascia a secco la città più auto-dipendente al mondo. La fonte di ispirazione sono i ricordi degli anni giovanili dell'autore Paul Thomas Anderson e dei suoi amici un po' più grandi, essendo lui nato nel 1970 e cresciuto proprio nella San Fernando Valley dove già ha ambientato Boogie Nights e Magnolia e di cui qui rivisita personali luoghi del cuore come il ristoranteTail O’ the Cock o il cinema El Portal dove i protagonisti vanno a vedere un Bond con Roger Moore.
Licorice Pizza è stato da molti acclamato come uno dei film migliori dell'anno, come avviene sovente con le opere di Paul Thomas Anderson , senza dubbio una delle figure più significative del cinema americano contemporaneo. Se solitamente mi trovo a condividere le lodi che piovono sulle sue pellicole, stavolta devo invece confessare una certa delusione.
Ma cominciamo dagli aspetti positivi, che non possono venire disconosciuti: ovviamente la regia e la fotografia, curata dallo stesso Anderson con Michael Bauman, che cattura su pellicola il fulgore della luminosità californiana, in un film che visivamente scorre alla meraviglia, disseminato com'è di piani sequenza fluidi e prolungati, ma senza strafare, diretti con l'eleganza e la perizia tecnica che sono proprie dell'autore. Non mancano i deliziosi tocchi di classe di Anderson, come quando ci fa fare coscienza con Gary attraverso il riflesso di un piccolo specchio tenuto da Alana o fa giacere le silhouette dei protagonisti contro la luminosità opalescente che pare irradiarsi dall'interno del materasso ad acqua, con le sue bolle d'aria in sospensione.
E poi c'è la colonna sonora d'epoca che è una colonna portante dell'opera, anche nel definire il suo tono feel good , rendendo onore al titolo Licorice Pizza, un'espressione mutuata dal nome di una catena di negozi di dischi e che indica proprio un disco in vinile, dalla forma di una pizza ma dal colore della liquirizia. Oltre a scegliere bene la musica, Paul Thomas Anderson sa come sposarla perfettamente all'immagine: le note di Life On Mars diDavid Bowie riempono la sequenza più bella del film che ci regala anche una transizione tra scene da antologia, che passa attraverso un cartello. Nella colonna sonora c'è pure Ragazzo Triste di Patty Pravo....ah no, è la versione originale del pezzo, But You're Mine di Sonny & Cher.
Se la regia e la parte visiva e musicale sono eccellenti, purtroppo sul lato della scrittura si accumulano pecche che mi fanno concludere che ci traviamo di fronte a un Anderson minore, non certo uno dei suoi capolavori.
Manca una storia forte e, a parte la spensieratezza adolescenziale e il tira-e-molla sentimentale, l'opera soffre la mancanza di una struttura narrativa: non si capisce bene dove vada a parare affastellando episodi che rimangono fini a stessi (che senso ha l'arresto per errore di Gary?), gira in tondo senza una direzione narrativa precisa, che disgraziatamente non può venire compensata dal mero potere evocativo di una scanzonata nostalgia.
Ho anche visto poco approfondimento psicologico dei personaggi: il ragazzino Gary resta un personaggio abbozzato, di cui non si indaga l'interiorità né quale genere di vita conduca, sembrando anche poco verosimile che un adolescente, seppur ex attore bambino con qualche soldo da parte e uno spirito intraprendente al limite della sfacciataggine, apra e gestisca in autonomia attività commerciali (oltre ai materassi ad acqua, pure sale da flipper!). E poi dov'è e cosa fa la madre? Appare in una scena verso l'inizio e poi sparisce dal film. Al contrario, Alana sembra attardarsi in un'adolescenza ormai da un pezzo finita: vive ancora coi suoi che mettono becco nei suoi flirt, non ha ancora trovato un'occupazione stabile né deciso una strada da perseguire nella vita, però anche questi aspetti sono più accennati che approfonditi dalla sceneggiatura.
Pure il rapporto sentimentale tra i due protagonisti non è sviluppato, soprattutto le ardue implicazioni della relazione tra un adolescente e una donna di una decina d'anni più grande sono lasciate da parte, quando invece avrebbero potuto rappresentare quel tema trainante che manca alla trama.
In quella che sulla carta sembrerebbe dover essere una delle opere più intime e personali dell'autore, ci si emoziona quindi poco, solo con la breve storia collaterale del candidato sindaco gay che nasconde il compagno all'opinione pubblica e con la corsa finale dei due ragazzi l'uno nelle braccia dell'altra. Talmente poco da far sorgere il dubbio se Anderson abbia fallito tentando di filmare una coming-of-age story , ma non credo che un autore del suo livello non sia all'altezza di questo obiettivo, è più probabile che non ci abbia neppure provato, non era questo il suo intento, ha semplicemente deciso che preferiva accompagnarci in un viaggio nostalgico con un'ambientazione solare e spensierata, un divertissement senza arco narrativo e senza un percorso di crescita dei suoi giovani personaggi. Forse dopo aver scandagliato profondità oscure ne Il Filo Nascosto il versatile Anderson voleva semplicemente divertirsi e respirare un po' di leggerezza, tuttavia non posso non confessare la mia delusione dopo aver tanto amato l'inquietante morbosità suo film precedente.
Passando al cast, se la cavano abbastanza bene i due protagonisti debuttanti: la tenera goffaggine di Cooper Hoffman ci ricorda il papà Philip Seymour Hoffman, attore feticcio e grande amico del regista fino alla tragica scomparsa, mentre Alana Haim fa parte di una rock band formato famiglia per cui Anderson ha diretto vari videoclip e che recita nel film nel ruolo della sua famiglia anche sullo schermo. Entrambi regalano una fresca spontaneità ai ruoli; tuttavia, per problemi anche di scrittura che esulano dagli interpreti, la storia romantica tra Gary e Alana non decolla e tra loro latita la chimica amorosa (lasciamo perdere quella sessuale!). Probabilmente il film ne avrebbe guadagnato se li avesse inseriti all'interno di un gruppo di amici, senza implicazioni romantiche. Tra i nomi altisonanti convocati per ruoli minori, il cameo di Sean Penn è invero abbastanza insignificante, mentre Bradley Cooper esagera in una caratterizzazione fin troppo sopra le righe di un ex fidanzato di Barbra Streisand.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta