Regia di Paul Thomas Anderson vedi scheda film
Once UpOn a Time in San Fernando Valley, ovvero: “Ragazza triste come me, ah-ah-ah!”
• Dov’è il conflitto, in “Licorice Pizza”? Il conflitto: quella cosa che tiene in piedi e muove una storia?
Da quando Skyler Gisondo (“Santa Clarita Diet”) s’è trasformato nel “Dandi” Alessandro Roja ecco che potrebbe costituire lui l’antagonista principale della pellicola, il rivale in amore di Gary "Goetzman" Valentine (Cooper Hoffman)… Ma no, è circonciso, sì, ma ateo: non c’è speranza per lui di abitare il cuore di Alana ("Haim") Kane.
Allora forse due poliziotti che placcano un sospettato? Sean Penn (Jack "William" Holden), istigato da Tom Waits (Rex "Mark Robson" Blau)? Bradley Cooper (Jon Peters) in giro ad ammazzare fratellini? Benny Safdie (Joel Wachs) che, con Jon Beavers, trasporta il film in zona (pre-)“Milk” e “Taxi Driver”?
No. Il conflitto, in “Licorice Pizza”, è il rumore onomatopeico che fanno le ossa mentre crescono (grrrooowing...up!) e si assestano, le rotule e i menischi mentre giocano, le caviglie che rilanciano e misurano il peso del mondo e delle scelte di chi le guida e dirige per le strade intraprese.
• Parlando di “the Master”, all’epoca, posi in evidenza, pur se a latere, la constatazione - di per sé lapalissiana - che quello di PTA sino ad allora s’era dimostrato chiaramente essere (elemento distintivo e costitutivo sancito in maniera evidente e totale dal precedente “There Will Be Blood”) un cinema di padri e figli…
-[poi venne, situato un anno dopo “Once UpOn a Time in… HollyWood”, il lisergico caleidoscopio pynchoniano di “Inherent Vice” - di cui questo “Licorice Pizza” ricalca, posto diegeticamente (“Live and Let Die” e “Deep Throat”) tre anni più in là, il susseguirsi d’incontri/quadri/personaggi -, cui seguì “Phantom Thread”, vale a dire l’entrata in scena della Madre]-,
…che trovava il proprio baricentro equilibrandosi lungo quell’orbita duale, e a proposito di “Licorice Pizza”…
– che altresì contiene ed esprime a vario grado e titolo assonanze e consonanze tematiche vuoi più peculiarmente contenutistiche (da “Boogie Nights” la metacinematografia, da “Magnolia” i bimbi-star, da “Inherent Vice” lo zeit...
...geist della Los Angeles degli anni ‘70, qui dislocando il contesto nel conglomerato suburbano della San Fernando Valley), vuoi più prettamente tecnico-figurative (da “Punch-Drunk Love” il dispositivo delle corse d’amore a perdifiato a perdicollo a perditutto, da “the Master” il momento del ritratto fotografico, da “Phantom Thread” i camera-car aclockworkorangeschi), pescate dall’intera filmografia andersoniana, e non ultimo il fatto di aver girato con macchine Panavision su pellicola Kodak 35mm per poi stampare il tutto blowuppandolo in 70mm –
…questa natura assume valori extradiegetici colossali in quanto uno dei due co-protagonisti, l’esordiente assoluto Cooper Hoffman (2003), nel 2014, a 11 anni non ancora compiuti, fu reso incidentalmente orfano di padre dal proprio genitore, Philip Seymour, che con PTA di film ne girò cinque su sei, da “Sidney (Hard Eight)” a... "↓" ...“the Master”).
È invece una semi-esordiente l’altra co-protagonista del duo d'ingredienti opposti/dicotomici del titolo, Alana Haim (che, ebbene sì, è più facile identificare con Barbra Streisand - ma quella di “What's Up, Doc?”, però! - piuttosto che con Grace Kelly), avendo girato una manciata di videoclip con le due sorelle maggiori (Danielle ed Este, qui presenti assieme a lei nel ruolo che ricoprono nella vita reale, al fianco dei loro veri genitori, anch’essi musicisti) per il loro gruppo musicale Haim. Ma già all'incedere del suo passaggio partono gl'innaffiatori. "Do you really wanna see my boobs?"
Entrambi diversamente perfetti. Mentre, a “chiudere” il cast infinito, sterminato come le canzoni [Licorice Pizza - ch'è cmq. un titolo migliore di Soggy Bottom... - è stata una catena di negozi di dischi della So(uth)Cal(ifornia) da fine '60 a metà '80, ed è anche una locuzione morfosimbolica, una descrizione letterale, del disco in vinile: una pizza... alla liquirizia] che, in uno scorsesiano tour de force à la "NashVille" o, più pertinentemente, à la "American Graffiti", lo contrappuntano (Nina Simone, Sonny & Cher, Paul McCartney & Wings, the Doors, David Bowie, Blood, Sweat & Tears, Clarence Carter, Four Tops, Taj Mahal, Chuck Berry, Bing Crosby, Gordon Lightfoot, Johnny Guarnieri...), ci sono Mary Elizabeth Ellis, Nate Mann, Joseph Cross, Isabelle Kusman, Ryan Heffington, John Michael Higgins e il giovane Will Angarola. Inoltre, piccole comparsate di pregio per Maya Rudolph, George DiCaprio, Iyana Halley e Ray Chase. Segnalazione a parte meritano Christine Ebersole (Lucy "Lucille Ball" Dolittle) e, soprattutto, → Harriet Sansom Harris ←, già in una piccola parte in "Phantom Thread" e qui a rappresentare la "vera" Mary Grady, una mefistofelica via di mezzo tra Louise Fletcher, Cloris Leachman e Kathleen Turner che in 5 minuti deflagra il film verso qualcosa di lynchanamente (Angelo Badalamenti che sputa il caffè in "Mulholland Drive" ne avrebbe timore) perverso.
Montaggio di Andy Jurgensen (e PTA, “ovviamente”, per il quale aveva già tagliato e cucito il documentario “Junun” e il cortometraggio “Anima”, oltre a molti videoclip delle Haim e dei RadioHead) e musiche di (già nominato per interposto gruppo rock) Jonny Greenwood. Scenografie di Florencia Martin, Samantha Englender, Ryan Watson. Costumi di Mark Bridges. Co-prodotto dallo stesso PTA con Metro-Goldwyn-Mayer, Focus Features e Bron Creative, distribuito da United Artists (U.S.A.) Universal (Resto del Mondo) e Eagle Pictures (Italia), è dedicato alla memoria di Robert Downey Sr. (per PTA in “Boogie Nights” e “Magnolia”).
• Paul Thomas Anderson è un romanziere non solo perché scrive (e dipinge impressionisticamente: la fotografia di “Licorice Pizza” - dopo una collaborazione stabile e costante con Robert Elswit, presente fantasmaticamente inaccreditato anche in “Phantom Thread”, interrotta solo dalla parentesi col coppoliano Mihai Malamaire per “the Master” - è firmata da lui stesso assieme al gaffer - capo elettricista e tecnico delle luci - di lungo corso Michael Bauman) con la MdP (la predispone, la piazza, la muove, la dirige, come uno stilo di astruchiana memoria), ma perché il suo modo di narrare è “letterario”, segue le “regole” del romanzo postmodeno-massimalista, e da questo PdV gl’incontri con Upton Sinclair prima e con Thomas Pynchon poi sono stati un avvenimento naturale: “Licorice Pizza” è un Grande Romanzo Americano (sezione "Coming of Age" – che avvenga tanto a 15 quanto a 25 anni, impersonando il Sogno Americano $ dopo $ oppure durante la sua nemesi, l'Austerity (compare Nixon, ma la "conseguente" presenza fuori campo del '73 è quella di Allende), in una spericolata (adolescenzial-adulta) corsa "in retromarcia" e in discesa col motore in folle e il serbatoio a secco di carburante manovrando nella notte invertendo la marcia approfittando di uno slargo e riprendendo l'abbrivio grazie alla propria massa inerziale e alla forza di gravità, ché dopo questo non ti rimane che buttarti in politica! – nella classificazione decimale Dewey). Oltre che una specie di splendida storia d'amore sui generis (Punch-Drunk Love!), come tutte.
Once UpOn a Time in San Fernando Valley, ovvero: “Ragazza triste come me, ah-ah-ah!”
* * * * ¼ - 8½
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