Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Si poteva far meglio? Forse sì
Alla fine sono andata a vederlo, complice il pomeriggio piovoso d’autunno “ … tra i rami stillanti di pioggia sbadigliando la luce su ’l fango”, determinante il rigetto dalla massa colpita da cortellesimania, decisa ad occupare il mio posto tra detrattori ed elogiatori.
Dopotutto, uno Scorsese non si rifiuta mai, e tre ore e mezzo sono una sfida che si accetta, le anime sulla riva d’Acheronte aspettano ben altro tempo “il nocchier della livida palude”.
All’uscita, la prima cosa che dici a te stessa è: un’ora in meno e tutto andava per il meglio.
Diciamo subito che non è la lunga durata, ben altre visioni, anche più lunghe, tengono incollati allo schermo.
Il problema è l’emozione, nulla.
Non la noia, no, Scorsese ha mestiere da vendere alle prossime dieci generazioni e tutto l’apparato messo in campo funziona: fotografia, scenografia, costumi, colonna sonora, ricostruzione ambientale. E poi i due mostri sacri, Di Caprio e De Niro, gli alfieri perfetti di tanto regista, sono sempre una garanzia.
Quello che vorresti e non arriva è quel riuscire ad indignarti, commuoverti, esultare, ridere o piangere, insomma tutto quel processo di immedesimazione che al cinema è doveroso, necessario e insostituibile per supplire, oggi, alla catarsi tragica che dagli spalti di pietra del teatro di Dioniso ancora proviamo se andiamo a Siracusa nella stagione delle rappresentazioni tragiche.
Eppure si parla di cose molto brutte e coinvolgenti: la sorte dei nativi d’America nelle avide mani dei bianchi, il razzismo imperante negli anni Venti che celebrava i suoi fasti con un Ku Klux Klan in auge come non mai (ma di quegli incappucciati si fa un cenno minimo e sfuggente), un amore interetnico che soggiace alle miserie umane per cui il petrolio conta più della vita.
C’è tutto, e allora ti chiedi perché resti sulla poltrona a guardare l’ora.
Il demone del cinema se la ride, “Te l’avevo detto – sogghigna – della serie “anche i ricchi piangono”, anche Scorsese può non piacere, non è colpa tua”.
Ok, però dispiace, milioni di dollari, la Apple che produce una cosa imperfetta (e per una utente Mac è grave), temi così importanti, benchè al momento superati da ben altre tragedie, che non riescono a perforare la dura corazza di indifferenza a cui lo scorso secolo breve ci ha abituati!
Bene, non la faccio lunga, mi allineo alla fila degli scontenti, chi vuole verifichi e mi dia torto, sarò ben felice di riconoscere le sue ragioni.
Di buono c’è che all’uscita non pioveva più.
www.paoladigiusepe.it
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