Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
L'ennesimo capolavoro firmato Scorsese.
Non invecchia mai lo stile di Scorsese, che qui trova lo spirito dei suoi grandi capolavori per dar vita a un bellissimo film, epico e potente, che narra una versione poco conosciuta e marginale ma toccante e originale del processo d'invasione dei bianchi a danno dei nativi d'America. Il film può difatti essere letto come l'ennesima critica feroce alle basi su cui sono nati gli Stati Uniti d'America, sulla loro feroce avidità e furia omicida, mascherata da un volto apparentemente buono e gentile. Difatti il film tratta di alcuni bianchi che, silenziosamente, sterminano intere famiglie di indiani Osage divenuti ricchi casualmente grazie al petrolio, spesso imparentandosi con loro per acquisirne l'eredità. Ma può anche essere letto come l'avvento di un mondo nuovo, appunto basato sull'avidità, che ne spazza un altro basato invece sulla natura e sulla fusione con essa; una nuova modernità distruttrice, ignobile e senza scrupoli, cinica e crudele, che contagia anche gli indiani, i quali nel film sono sempre più dediti all'alcool e ai lussi vuoti e sfrenati piuttosto che alle loro tradizioni.
Il film è condotto da un DiCaprio che ci regala ancora una volta un'interpretazione di altissimo livello, cioè quella di un reduce avido e fifone, stupido e crudele, che si presta al meccanismo atroce di suo zio, un apparente benefattore che invece stermina di nascosto gli indiani per far sì che la sua famiglia, che furbescamente ha fatto imparentare con gli Ossage, ne erediti l'ingente patrimonio. Su di lui però giganteggia un Robert De Niro che ci dona una prova d'attore degna dei suoi anni migliori, che riesce a essere attraente e carismatico nella sua fredda malvagità. Come nella migliore tradizione dei film di Scorsese, tuttavia, i personaggi peggiori non sono mai completamente cattivi. DiCaprio è forse schiavo di un meccanismo più grande di lui e che non capisce fino in fondo e ha un sincero affetto per la ricca moglie Ossage ma sa che il suo destino è in qualche modo segnato; De Niro pare ogni tanto provare una sorta d'amore per gli indiani che fa uccidere (a cui ha donato scuole, strade e ospedali conquistandone la stima) e sembra a volte anch'egli la mano di un tremendo destino più grande, difatti egli ripete spesso che ama gli Ossage ma che è purtroppo arrivato il loro tempo.
Per il resto il film è pregno di una drammaticità tesa e intensa, che non dà mai respiro e che coinvolge completamente lo spettatore. I personaggi, dai minori ai principali (da segnalare anche una deliziosa Lily Gladstone nel ruolo della moglie Ossage di DiCaprio), sono tutti riusciti e interessanti e alcuni di loro posseggono un'ambiguità morale che mette davvero i brividi. Si vede, in definitiva, la mano grande e ispirata del regista Scorsese che qui realizza probabilmente il suo ennesimo capolavoro.
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