Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Un lato oscuro, ma purtroppo membro nelle fondamenta della storia americana.
Orario consigliato per vedere KILLERS OF THE FLOWER MOON di Martin Scorsese, le 19:30. Male che vada, per via dei trailers e della pausa, per le 23.30 si è già fuori sala.
A parte questo, una regia tecnicamente impeccabile e perfetta. Ogni inquadratura è geometrica, le musiche partecipano bene al racconto, il montaggio come al solito è un grandissimo punto di forza e la ricostruzione storica è fedelissima. Per quel che mi riguarda la regia è da 10 visto che 3 ore e 26 minuti non sono mai pesati, neanche per un secondo, grazie ad un lento andazzo, ma sempre ritmato dove vengono raccontate un mucchio di cose. Anche attraverso le immagini, i silenzi, i linguaggi non verbali e gli stacchi di montaggio dove praticamente lo spiegone è inesistente.
La storia ha una sua originalità nella prosa visto che racconta praticamente dieci anni in Oklahoma, dove nella riserva locale si scopre il petrolio e gli indiani diventano ricchissimi. Ovvio che poi arriverà l’invasione dell’uomo bianco americano bramoso di tutte quelle ricchezze, ma è il “come” le otterrà che risulterà essere davvero tanto interessante, strategico e intrigante quanto viscido, ipocrita e spietato. Senza contare una messinscena pulita negli omicidi, la violenza e le brutalità dirette e subdole. A confronto Scorsese potrebbe girare qualche prossimo episodio di House of the Dragon, dando un giusto ritorno ai fasti di un Game of Thrones che fu.
I personaggi sono scritti benissimo, i secondari sono caratterizzati al punto giusto nella loro utilità e quasi nessuno di loro è il protagonista. Nel senso che quasi tutti loro sono sotto un’ottica più negativa che positiva. Guarda caso i peggiori sono proprio interpretati da Leonardo di Caprio e Robert de Niro. Certo, hanno caratteri, comportamenti e modi di fare diversi, ma nel modellare uno stronzo dalla forma di unicorno a quella di avvoltoio la sostanza è sempre quella. Lily Gladstone, tirando le somme, è la meno peggio, ma anche lei lascia qualcosa di controverso nella vicenda.
Andando avanti con l’FBI la situazione tragica cambia con alcune relatività che verranno confermate nel meraviglioso finale, lasciando un senso di amarezza e malinconia non da poco.
Sicuramente dividerà. Chi lo riterrà palloso per la durata soltanto perché non ci sono battutone retoriche e scene d’azione. Chi lo riterrà ripetitivo e ridondante quando proprio gli omicidi, tra l’altro realmente accaduti, sono il focus del film. Oppure magari si troverà un po’ forzato il perché la comunità indiana davanti a tali omicidi, tra Osage e non, non reagisca in maniera più diretta, quando erano ben spiegati e mostrati i motivi.
Comunque non toglie che è uno dei migliori film dell’anno se non il migliore, un gangster movie decostruito in un contesto storico tragico anch’esso decostruito, attraverso i personaggi e i loro sotterfugi, ma che temo flopperà, viste le esigenze e le solite aspettative del pubblico moderno abituato a metterle sempre prima di tutto.
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