Regia di Niccolò Falsetti vedi scheda film
I Wait for Nothing sono un gruppo hardcore-punk di Grosseto composto da Michele, Naziskin disoccupato e sposato con Margherita, oltre che padre della piccola Alice. Iacopo prossimo a partire in tournée per suonare il violoncello nell’orchestra di Daniel Barenboim ed Edoardo, costretto a lavorare per il compagno della madre presso la sua sala da ballo. I tre alternano le rispettive esistenze con l’attesa per il concerto Bolognese dei Defense, punk band d’oltreoceano, per il quale faranno da gruppo spalla. Quando però la tappa italiana dei Defense viene cancellata i tre decidono di organizzare il concerto proprio nella loro città.
“Ma sei pazzo? Vuoi mettere dei buttafuori a un concerto punk ?”
A parlare è Francesco Turbanti, alias Michele, attore originario di Grosseto e autore a quattro mani del soggetto della pellicola. In queste poche parole pronunciate a muso duro con il proprietario di una sala da ballo c’è la sintesi di cosa significhi vivere ai margini del regno, immersi nella splendida e rigogliosa toscana, ma limitati da un contesto che può spingerti ad accontentarti e a non fare molto altro che condurre una vita anonima perché situati a due ore d’auto da Firenze, Pisa e Roma.
Niccolò Falsetti per la sua prima opera attinge dalle proprie esperienze musicali, perché cofondatore con Turbanti dei Pegs, hardcore-punk band di Grosseto, narrando e romanzando l’arrivo in città degli statunitensi Madball nel lontano 2007. Da questo incipit e dal desiderio di narrare la subcultura di appartenenza in un piccolo contesto marginale rispetto a Bologna e alle altre città dove probabilmente c’è più vita, parte la storia di un terzetto di amici storici, differenti per estrazione sociale e vita, ma tutti uniti sotto la stella di un genere non certo facile da assimilare e da far digerire alle feste dell’unità e nelle sagre dove i Wait for Nothing si esibiscono, spesso al cospetto di anziani che da loro si aspetterebbero qualche cosa di ben più classico e meno difficile e internazionale. Ma Margini è anche molto altro. È la storia di una crescita personale vissuta da ciascun protagonista in maniera differente fino al rischio peggiore ovvero che con l’avvicinarsi del concerto toscano dei Defense si allontanino coloro che hanno fatto di tutto perché questo si verificasse.
Sommerso da critiche positive e il premio del pubblico al 37° Festival di Venezia, Margini è anche impreziosito da una colonna sonora che vanta i migliori gruppi del genere street - Punk di casa nostra. E vanta un ulteriore merito, il desiderio di ricominciarlo da capo dopo che lo hai terminato, perché in ognuno di noi alberga una vita marginale che fatichiamo a lasciarci alle spalle.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta