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L'ombra del giorno

Regia di Giuseppe Piccioni vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'ombra del giorno

di axe
6 stelle

1938. Luciano, fascista della prima ora, eroe ed invalido di guerra, gestisce con maestrìa un rinomato ristorante di Ascoli Piceno. Un giorno si presenta presso il locale la giovane e misteriosa Anna, alla ricerca di un lavoro. Luciano l'assume; la ragazza, solerte ed intelligente, mostra una certa acredine verso il fascismo ed i suoi rappresentanti. Ciò costituisce un problema per l'uomo, posto in imbarazzo di fronte ai suoi ex-commilitoni e compagni di partito. Luciano, tuttavia, soprassiede, poichè attratto da Anna; tra i due nasce l'amore, ma non c'è possibilità che il sentimento conduca ad una vita insieme; dense nubi avvolgono l'Italia, sono gli anni dell'alleanza con la Germania nazista, della guerra e delle persecuzioni contro gli ebrei, ed Anna custodisce più di un segreto correlato a quest'ultimo frangente. Il regista marchigiano Giuseppe Piccioni dirige un film sentimentale e drammatico ambientato in uno dei periodi più bui della storia della nostra nazione; il racconto si avvale di personaggi ben caratterizzati. In particolare, Luciano è l'emblema vivente delle speranze tradite del fascismo. A conclusione del primo conflitto mondiale, nel quale ha combattuto distinguendosi per azioni eroiche e patendo la menomazione ad una gamba, come tanti altri soldati, non ha ricevuto la benevolenza della popolazione. Pertanto ha creduto nelle promesse di riscossa e progresso offerte dal fascismo; dopo venti anni, tuttavia, non si può dire che le cose siano andate come egli si aspettava. Mentre il regime che ha inizialmente sostenuto ha compresso diritti e libertà, il deluso Luciano ha trovato rifugio - e consolazione - nella gestione del suo ristorante, limitandosi a convivere con il male, il quale gli si presenta, ciclicamente, nelle vesti del "camerata" Osvaldo Lucchini e dei suoi sodali, fanatici e vanitosi - e, talvolta, pericolosi - sostenitori del regime. Di ben altro spirito è Anna, o, meglio, Esther, una ragazza ebrea costretta a nascondersi a causa dell'entrata in vigore delle leggi razziali. Nonostante viva in costante stato di pericolo, ella non rinuncia a criticare apertamente il regime. Pur innamorata di Luciano, non nega aiuto al marito Emile, il quale la raggiunge in un momento successivo. Esther dichiara al ristoratore la realtà circa la propria identità e gli chiede di nascondere Emile. Benchè risentito, Luciano accetta, poichè sa qual è la cosa giusta da fare. Passano i mesi; scoppia la guerra, giungono dai teatri bellici notizie sconfortanti. Il regime serra i ranghi; Luciano, pertanto, organizza la fuga della coppia, dandole protezione anche a costo di uccidere un suo dipendente infedele ed inimicarsi il "camerata" Lucchini. Il personaggio è interpretato da Riccardo Scamarcio; Benedetta Porcaroli è Anna / Esther. Lino Musella interpreta Osvaldo Lucchini. Il regista è abile nel descrivere il clima sociale di una piccola città nel 1938. Non ci sono ne' benessere, ne' libertà. Il popolo tira a campare come meglio può; è disamorato del fascismo e, al tempo stesso, lo teme. Mentre nella piazza le adolescenti s'impegnano in coreografici esercizi ginnici, nelle sale del ristorante, tra un pettegolezzo ed una chiacchiera, si dileggia, sottovoce, il regime. La messa in scena è, a mio parere, eccessivamente didascalica. Sin dall'entrata in scena di Anna / Esther, mora, con gli occhi scuri, s'intuisce la sua vera identità e parte di ciò che accadrà in seguito; i fascisti - Osvaldo, in particolare - hanno espressioni da stolide a truci ed un fare prepotente, ed è chiaro che daranno filo da torcere ai protagonisti. Il ritmo del racconto è blando; a tratti la tensione sale, per poi scemare senza che lo spettatore abbia "soddisfazione". L'impostazione della trama, infatti, lascia le porte aperte a qualche brivido in più, ma il regista non dà seguito - Luciano riesce, nonostante i sospetti, a tener nascosta la sorte dell'infido cameriere che accidentalmente uccide, e non ha problemi nel gestire la fuga via mare (verso dove ?) di Emile e Anna / Esther. Si è preferito, evidentemente, concentrarsi sul "lato" sentimentale della vicenda, al cui centro è la ragazza, innamorata di Luciano, cui riconosce una grande bontà d'animo, a dispetto di una dichiarata - ed evidentemente "stanca" - fede fascista, ma decisa a seguire fino in fondo la sorte del suo Emile. Ho molto apprezzato, del racconto, la fondata critica al regime fascista, e la ricostruzione storica; meno altri aspetti, come la sceneggiatura. Nel complesso, ho apprezzato l'opera.

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