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Delitti inutili

Regia di Brian G. Hutton vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Delitti inutili

di fixer
7 stelle

Un maturo Sinatra alle prese con una serie inspiegabile di delitti...inutili. Un poliziesco che piacderà ai nostalgici dei polizieschi americani classici.

 

 

Frank Sinatra

La signora nel cemento (1968): Frank Sinatra

 

                                                                                       DELITTI INUTILI

 

Mi sono deciso a commentare questo film per due motivi: il primo è quello di dare un seguito alla recensione di Alfatocoferolo che, pur valida, forse meriterebbe qualche elemento in più utile a considerare nel suo insieme il film in esame. Il secondo è che si tratta di un film che, quando uscì (1980) non riscosse un particolare successo, ma lasciò in me alcuni spunti che avrei voluto sviluppare ma che poi, per la mia inguaribile pigrizia e per alcuni dubbi che nutrivo, lasciai perdere.

Questa è una buona occasione per ritornare sull’argomento.

Faye Dunaway, Frank Sinatra

Delitti inutili (1980): Faye Dunaway, Frank Sinatra

 

                                                                                        LE ATMOSFERE

Pensando a questo film, non posso fare a meno di parlare di un altro film che, a mio avviso, ha alcuni punti in comune con DELITTI INUTILI. Mi riferisco a INCHIESTA PERICOLOSA (1968) (Titolo originale: THE DETECTIVE) diretto da Gordon Douglas. Il protagonista è sempre Sinatra, la moglie è Lee Remick. Il cast è di tutto rispetto e conta, tra glia altri, anche su Jacqueline Bisset, Jack Klugman, Ralph Meeker, Tony Musante e Robert Duvall.

Il film in esame invece conta, oltre che su Sinatra, su Faye Dunaway, James Whitmore, Anthony Zerbe e Joe Spinell ed altri. Sinatra qui è produttore esecutivo assieme a Elliott Kastner e la trama è tratta dal romanzo di successo THE FIRST DEADLY SIN di Lawrence Sanders, sceneggiato da Mann Rubin.

 

Frank Sinatra, Brenda Vaccaro

Delitti inutili (1980): Frank Sinatra, Brenda Vaccaro

A parte il cast, vorrei ricordare Elliott Kastner, produttore di diversi buoni film tra cui tre tratti da Raymond Chandler (a mio avviso tra i più grandi scrittori di polizieschi di sempre e cioè “Il lungo addio” (1973) di Robert Altman, “Marlowe, il poliziotto privato”(1975) di Dick Richards e Marlowe indaga (1978) (The Big Sleep)), poi “Missouri” (1976) (Missouri Breaks, di Arthur Penn, “Ascensore per l’inferno” (1987) di Alan Parker, Detective Harper: acqua alla gola (1976)(Harper) di Jack Smight.

Il fatto che Sinatra sia anche produttore esecutivo assieme a Kastner va spiegato con il fatto che Sinatra era il fondatore, assieme alla Warner Bros. Records, della Artanis, casa di produzione del film (assieme alla Cinema VII).

La presenza di Sinatra e Kastner, il soggetto e il cast erano quindi buone premesse per assicurare quantomeno un certo successo del film. Purtroppo la scelta di Brian Hutton come regista e la sceneggiatura affidata a Mann Rubin non si sono rivelate indovinate. Hutton probabilmente, ma non sono in grado di dimostrarlo, era un regista forse più malleabile, visto che non aveva alle spalle grandi successi (tranne “DOVE OSANO LE AQUILE” (1968) (Where Eagles Dare) e “I GUERRIERI” (1970) Kelly’s Heroes). Di Mann Rubin si conosce soprattutto il grande lavoro in televisione e le sue sceneggiature in episodi di serie famose come DYNASTY, IL FUGGIASCO, PERRY MASON, QUINCY, STARSKY E HUTCH e AGENZIA ROCKFORD.

Frank Sinatra, James Whitmore

Delitti inutili (1980): Frank Sinatra, James Whitmore

C’è un elemento però comune a questo film e a INCHIESTA PERICOLOSA: si tratta dell’atmosfera. I grandi romanzi polizieschi, soprattutto noir, oltre che alla trama, dedicano notevole attenzione ad altri aspetti: i luoghi, le persone di contorno e le atmosfere.

L’espetto comune a questi due film è appunto l’atmosfera. Chi conosce lo stile noir sa che si tratta di un cinema in cui prevale, tra le altre cose, un’atmosfera di decadenza, quasi un indizio di un mondo che sta poco a poco scomparendo per lasciar posto a un altro, a un altro tipo di società, sempre più disumanizzata, sempre meno a misura d’uomo. Nei due film in questione, si respira appunto questo genere di atmosfera. In DELITTI INUTILI, il protagonista è un sergente di polizia di New York ormai prossimo alla pensione che vive uno dei peggiori periodi della sua vita, trovandosi impotente di fronte all’ineluttabilità di un destino crudele che gli sta portando via l’unico essere che veramente ama e cioè la moglie (Dunaway). Il caso che sta seguendo con dedizione e impegno, omicidi che si somigliano e che, alla fine, risolverà, ci fa conoscere i diversi tipi di persone con cui ha a che fare: un medico legale (Whitmore), un esperto di antichità (Martin Gabel), la vedova della vittima su cui sta indagando (Brenda Vaccaro), il nuovo capo del distretto di polizia, un capitano interessato solo a riportare disciplina e ordine in quel “pisciatoio”(sono parole sue) che è diventato il distretto n.27, fregandosene di tutto il resto (Anthony Zerbe. Le persone con cui va più d’accordo sono suoi coetanei, ultimi sopravvissuti a un mondo che sta scomparendo e che sembra esaltare chi, in luogo della verità, pretende solo disciplina e puntualità. Qualcosa di simile avviene in INCHIESTA PERICOLOSA, dove si preferisce dare addosso al “mostro” che non c’entra nulla con un omicidio pur di evitare di indagare sui veri autori del crimine, personaggi intoccabili che si muovono dietro le quinte.

Frank Sinatra

Delitti inutili (1980): Frank Sinatra

Sono le atmosfere preferite da Raymond Chandler, quella Los Angeles corrotta che sembra essere sempre più avviata verso una società dove i valori tradizionali suonano come vecchi reperti da museo.

 

 

 

                                                                            UN FILM RIUSCITO A META’

 

Le premesse abbastanza promettenti che autorizzavano a sperare in un poliziesco diverso dai soliti cliché, sono andate però in buona parte deluse. Da un lato, a mio avviso, c’è una regia poco ispirata. Ci sono, è vero, alcuni elementi interessanti, come certe simbologie ad esempio la croce illuminata al neon all’inizio del film che “assiste” a un terribile omicidio, quasi a sottolineare l’irrilevanza di Dio in questa società, oppure la gag del paraplegico in rotelle che minaccia alle spalle il poliziotto che vuole interrogarlo, usando al posto di un’arma un’innocua stampella, patetica immagine della propria disgrazia, giochino da povero disperato a cui rimane solo la finzione del mondo crudele che cerca di imitare per darsi arie anch’egli di fare parte di tale mondo. Un altro aspetto interessante che il film vorrebbe rilevare è il valore della nostalgia. In un mondo sempre più disumanizzato, dove tutto è solo moneta, vile denaro, c’è ancora un certo spazio per relazioni autentiche, fondate sull’amicizia, sulla solidarietà, sulla gratuità del dare e del ricevere. Si tratta però di relazioni portate avanti da persone anziane o quantomeno attempate. Scoprire che c’è ancora del buono in questa società è attenuato dal fatto che il “buono” è ormai territorio degli anziani. A questo proposito, per stabilire un parallelismo tra Chandler e questo film, sarebbe interessante studiare l’atteggiamento che il detective Marlowe intesse con l’anziano generale Sternwood (anch’egli in carrozzella) in IL GRANDE SONNO. Chandler nutre verso gli anziani un sentimento di rispetto e simpatia non dissimili da quello che il sergente Delaney (Sinatra) dimostra verso l’anziano medico legale (Whitmore) e l’anziano esperto di antichità militari (notare anche qui il parallelo tra le cose antiche e la vecchiaia di chi le custodisce) Martin Gabel.

Frank Sinatra

Delitti inutili (1980): Frank Sinatra

Il tema del “giovanilismo” o perlomeno quello dell’atteggiamento che il film o il sergente Delaney provano nei confronti delle nuove (o quasi) generazioni non è assolutamente di condanna generica. C’è però come una specie di sospetto, di diffidenza da parte degli uni verso gli altri. Il “giovane” capitano Broughton (Zerbe) dimostra un’aperta ostilità verso Delaney (Sinatra): è il tema eterno dello scarso interesse dei giovani nei confronti dell’esperienza maturata dai “vecchi”. Pur ammirando il curriculum del sergente, lo redarguisce severamente, ordinandogli di attenersi al regolamento e alla disciplina.

Ma la vera, autentica “cifra” del film è quella dell’ineluttabilità della morte. E’ il tema di una decadenza che avvolge un mondo ormai incamminato verso un mondo che ancora non si percepisce pienamente ma che ha tutti i caratteri per essere un mondo che Delaney-Sinatra rifiuta. Delaney-Sinatra è l’ultimo rappresentante del poliziesco tradizionale, quello di Humphrey Bogart, quello di Dick Powell, di Robert Mitchum. Eroi dell’”Hard boiled”, ma uomini in certo modo onesti, umani, capaci di fare un passo indietro pur di non infrangere codici quasi cavallereschi, pronti a sacrificare sé stessi per non danneggiare altri.

Perché, del resto, Delaney, nonostante alle soglie della pensione, è ancora sergente? E’ evidente che ha la schiena diritta, che ha avuto il coraggio di dire dei no, di trascurare certe prassi a favore di una maggior attenzione per situazioni che, a termini di regolamento, non meritavano.

Frank Sinatra, James Whitmore

Delitti inutili (1980): Frank Sinatra, James Whitmore

Inoltre, il titolo originale del libro da cui è tratto il film è IL PRIMO PECCATO MORTALE (The First Deadly Sin). Nulla vieta di pensare che il primo vero peccato mortale che Delaney compie è l’assassinio a sangue freddo dello squilibrato assassino che rischia di non essere assicurato alla legge e al carcere (o più probabilmente al manicomio criminale).  Ha già consegnato il distintivo e formalmente non è più un poliziotto: può quindi ammazzare un sicuro omicida impunemente. Peccato mortale, certo, anche se il primo. Il titolo italiano, come troppo spesso accade, è fuorviante: perché definire inutili questi omicidi? Inutili forse perché compiuti senza una ragione, senza una giustificazione. Nulla lega tra loro le vittime dell’assassino. Forse è questa la ragione dell’inutilità del gesto. Forse è questa la ragione stessa del film, nascosta, certo, ma alla fine, rilevabile: Delaney non uccide solo un omicida, uccide qualcosa che minacciava di seminare altri lutti e dolori. Uccide, forse, il simbolo di ciò che sta per accadere. “Se il mio mondo sta per soccombere” sembra dire Delaney-Sinatra- meglio farla finita subito. Sua moglie, la donna che amava teneramente, è morta. I suoi amici sono vecchi ormai e presto non ci saranno più. Resta solo lui. E decide quello che non si è manco sognato di fare per una vita intera. Il primo peccato. Mortale. Togliere una vita per risparmiarne altre.

Faye Dunaway, Frank Sinatra

Delitti inutili (1980): Faye Dunaway, Frank Sinatra

 

 

 

 

 

 

 

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