Regia di Ali Tabrizi vedi scheda film
Documentario che indaga il rilevante impatto della pesca sull'ambiente, affrontando questioni spinose come la pesca illegale e la distruzione dell'ecosistema oceanico.
Il sottotitolo affibbiato dai distributori italiani a questo documentario è piuttosto laconico: Esiste la pesca sostenibile? Risposta: no. Almeno secondo Seaspiracy, produzione Netflix realizzata da un cineasta alle prime armi, Ali Tabrizi, mosso principalmente da ideali animalisti, vegani e, va da sé a questo punto, di ecosostenibilità. Potrebbe essere realmente la risposta giusta, comunque, nonostante sia facile storcere la bocca di fronte a un prodotto così grossolano nei suoi snodi focali, che procede nelle sue indagini con il piglio arrogante e controproducente di una “inchiesta” delle Iene o di qualsiasi altra trasmissione scandalistica televisiva. È ovvio che puntare i microfoni in faccia ai dirigenti o ai capoufficio stampa delle multinazionali della pesca, inchiodandoli alle loro presunte responsabilità con una domanda-lampo tendenziosa e altamente retorica non porterà a nulla di buono: né a una risposta chiara, si capisce, e nemmeno a creare un rapporto di fiducia con essi. Tabrizi e la sua ragazza Lucy curano personalmente anche montaggio e fotografia (vabè, è pur sempre un documentario) di Seaspiracy, il cui titolo si rifà in modo evidente a Cowspiracy di Kip Andersen e Keegan Kuhn (2015), documentario nettamente schierato contro il consumo di carne. Tralasciando il metodo d'indagine, insomma, in questo documentario comunque non mancano gli argomenti degni di nota. 4,5/10.
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