Regia di Roland Emmerich vedi scheda film
Si dirà: è ovvio che da un film che si intitola “Il patriota”, diretto dal regista tedesco di “Independence Day”, ci si debba aspettare un tasso retorico oltre il livello di sopportazione. Lo sapevamo, eravamo preparati, volevamo restare “neutri” di fronte allo svolazzo delle bandiere. Invece è più forte di noi: dopo frasi come «questo è un paese libero» dette con occhi persi nel vuoto, ci viene troppo da ridere. Non parleremo quindi di contenuti: ve li potete immaginare. La cosa che indigna di questo film è la messa in scena. Emmerich ha evidentemente visto e rivisto “L’ultimo dei Mohicani” di Michael Mann (Gibson, tra l’altro, combatte con pugnale e tomahawk come Magua) ma non ha capito nulla. Non ha capito che magniloquenza non significa epicità, anzi lui dimostra il contrario. È mai possibile che uno strapagato cineasta abbia il (dis)gusto di riprendere in quel modo i primi piani al ralenti? O di sbagliare i tempi di enfatizzazione delle battaglie? O ancora, di ignorare che il respiro delle scene di massa non si fa con i “numeri” (delle comparse) ma con lo “stile” (della macchina da presa)? “Il patriota” è un pessimo film. Volete qualcosa da salvare? Jason Isaacs, il cattivissimo dragone inglese per il quale abbiamo tifato dal primo all’ultimo minuto.
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